Da Atm Trasporti alla carta Move and Pay di Intesa Sanpaolo, fino ai pagamenti nei ristoranti McDonald’s. Storie di una modalità di pagamento che piace agli utenti.
Che il Mobile Payment possa trasformarsi in un business appetibile anche in Italia non lo dicono solo i dati diffusi dalla School of Management del Politecnico di Milano, ma i business model discussi da Giovanni Miragliotta in occasione dell’edizione 2012 dell’Osservatorio Nfc & Mobile Payment, ormai alla sua terza edizione.
Tra pilota, progetti esecutivi o ancora in fase progettuale, una serie di bandierine colorate segnano alcuni territori europei impegnati nel Mobile Proximity Payment grazie a progetti proposti da una compagine eterogenea dei soggetti, tra cui telco e banche diversamente impegnate a collaborare tra loro per definire uno standard da replicare quanto più possibile.
E in Italia?
A fronte di un 2011 di forte consolidamento e riduzione del rischio implementativo, da noi, a crescere, «non senza un notevole ritardo», sono i progetti di contactless payment.
A quelli partiti all’inizio dello scorso anno, sono andati via via ad aggiungersene di nuovi.
Parliamo di “Move and Pay,” progetto in fase di sperimentazione avviato nell’ultimo trimestre dello scorso anno e promosso da Intesa Sanpaolo.
A renderlo interessante agli occhi di Miragliotta è «la constatazione che si tratta di un progetto che non si inserisce in un contesto chiuso ma si pone nell’ecosistema rappresentato dalle oltre 700mila carte di pagamento contactless e 3.500 punti vendita con Pos contactless già attivi e concentrati nell’area di Milano».
In secondo elemento innovativo consiste, invece, nella tecnologia che sottende al progetto e che, al momento, è ospitata sulla Sim dell’operatore telefonico mobile Nòverca in abbinamento a una prepagata acquistabile in banca.
I primi numeri della sperimentazione
Come spiegato meglio da Stefania Gentile, responsabile carte di pagamento Intesa Sanpaolo: «Dal 20 dicembre a fine gennaio, sono 460 gli utenti che hanno ritirato in filiale il dispositivo mobile e la carta oggetto della sperimentazione. Di questi, il 52% ha caricato denaro sulla prepagata effettuando, nel 48% dei casi, almeno una transazione nella modalità proposta».
Nello specifico si è trattato di circa 300 transazioni, di cui quasi la metà nell’ambito dei micro pagamenti sotto i 5 euro, mentre solo nel 7% dei casi si sono realizzate transazioni superiori ai 25 euro. Tra i 29 merchant più utilizzati, la parte del leone l’hanno giocata McDonald’s ed Esselunga.
«Quello che abbiamo imparato, lato customer experience – sottolinea Gentile –, è che non va dato per scontato che chi utilizza il telefono cellulare per i propri pagamenti sappia dove posizionarlo sul Pos contactless al momento del pagamento». Un elemento da non sottovalutare, visto che l’errato utilizzo allunga i tempi della transazione annullando uno dei benefici dei pagamenti di nuova generazione. «Altrettanto importante, sempre per una soddisfacente esperienza del cliente è, poi, la formazione del personale di cassa».
Ciò detto, in Intesa Sanpaolo si sta già pensando di estendere a tutte le carte a catalogo l’offerta che, al momento, coinvolge solo la carta Superflash con la quale è stato inaugurato Move and Pay allargando il servizio anche a tutte le altre utenze telefoniche presenti sul mercato.
Non solo banche
Così, se entro il primo semestre di quest’anno, nel proprio circuito applicativo di Ticket Restaurant, anche Edenred ha in mente di sperimentare, nuovamente in area milanese, la migrazione su dispositivo cellulare dei buoni pasto, c’è chi come, McDonald’s, in Italia, ha comincianto, circa cinque anni fa, il percorso di introduzione dei pagamenti elettronici integrati nei propri ristoranti giungendo, alla fine del 2010, grazie a un accordo con MasterCard, a introdurre pagamenti di tipo contactless volti a velocizzare le operazioni in cassa di transazione che, nella stragrande maggioranza dei casi, non superano i 25 euro. Tra Lombardia, Lazio e Sardegna, sono circa 195 i ristoranti dotati, in tutto, di 1.500 casse in cui è possibile effettuare pagamenti in questa modalità.
«Per arrivare a tale risultato – spiega Alberto Santi, direttore sistemi informativi di McDonald’s Italia –, non abbiamo solo lavorato sulla parte hardware ma ci siamo mossi per diffondere il verbo sui clienti incentivandoli all’utilizzo di questa nuova modalità di pagamento, ma anche formando appositamente il nostro personale, così da non farci trovare impreparati».
Entro la fine del 2012, le previsioni di Santi parlano di chiudere tutti i circa 430 ristoranti sul territorio nazionale dotando un totale di 3.500 casse con la possibilità di pagamento contactless «perché la parte mobile è tecnologicamente pronta».
Pronta ma in forte ritardo culturale, se si considera che nei medesimi ristoranti, anche solo nella vicina Francia, il pagamento elettronico su plastica supera il 50% delle transazioni che, nel Bel Paese, non sfondano a quota 10%.
Dal fastfood al trasporto pubblico
Nelle vesti di service provider, più che di merchant, per Atm Milano, che conta 700 milioni di utenti sulla propria rete ogni anno, la modalità contactless non è certo una novità.
«Spostare dalla tessera di plastica al telefono cellulare il passaggio al tornello ci è sembrato un gesto naturale» spiega Giampaolo Codeluppi, direttore pianificazione di Impresa Atm Milano, altrettanto convinto che i trasporti rappresentino «la vera killer application per far decollare il mondo del mobile payment. È chiaro – è l’ulteriore precisazione -, che per noi sono estremamente importanti i fattori sicurezza e circolarità».
Partita nel 2011 con un test commerciale condotto in partnership con Telecom Italia, che ha visto una serie di utenti Atm selezionati dotati di un parco di dispositivi cellulari Nfc, «abbiamo cercato di comprendere le reazione dei clienti al mix di pagamento proposto e che si pone a metà tra il remote e il proximity payment». Dopo circa dieci mesi di test, la soddisfazione dal punto di vista del cliente «è complessivamente elevata, anche se ci hanno chiesto un più ampio parco di terminali Nfc».
Benefici tangibili
In definitiva, che si tratti di una banca o di un’azienda di trasporti, l’implementazione e la diffusione di questo genere di tecnologia porta con sé tutta una serie di risparmi sia in termini di costi operativi, sia di investimenti sull’intera rete vendita. «Per non parlare della riduzione del contante in circolo – conclude Codeluppi –, ma anche di velocità di transito sulla rete e di opportunità di cross selling rispetto ai servizi che possono essere spesi in altri ambiti».
Ora serve solo che tutti gli attori coinvolti mettano a fattor comune esperienze, competenze e sforzi per un’esperienza a 360° da offrire ai clienti.
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