Offerta di acquisizione da parte della software house nipponica Access, che garantisce continuità, anche del processo di migrazione verso Linux.
PalmSource diventa giapponese. La software house nipponica Access, specializzata nello sviluppo di software per Pda, ha infatti offerto 324 milioni di dollari in contanti, pari a 18,50 dollari per azione, per rilevare gli asset di PalmSource.
Una operazione che dovrebbe consentire ad Access di ampliare notevolmente la sua offerta, ma che nel contempo suscita non pochi interrogativi negli analisti, che si domandano quale futuro sia lecito ora attendersi per PalmOs.
Va detto che le ultime trimestrali avevano visto una PalmSource piuttosto in difficoltà nel trovare nuovi accordi di licenza per il suo sistema operativo e conseguentemente più attenta alle possibili alternative offerte dal fronte Linux per il mondo mobile.
Senza contare che la stessa Palm da qualche tempo non nasconde l’intenzione di utilizzare il Treo su sistema operativo Windows Mobile come leva per riguadagnare quote di mercato.
Va detto anche che gli accordi siglati lo scorso mese di maggio con Palm hanno di fatto tolto a PalmSource ogni titolarità sul marchio “Palm”.
La notizia dell’acquisizione, che dovrebbe essere formalizzata entro la fine dell’anno, alla luce di una rilettura di quanto è accaduto negli ultimi mesi, ha più il sapore di un percorso annunciato.
Da parte loro, i manager della società nipponica scelgono la strada del messaggio di rassicurazione.
Nessuno intende uccidere Palm Os, anzi, è la dichiarazione ufficiale. Tutte le versioni, Garnet inclusa, continueranno a essere supportate senza sostanziali mutamenti nei rapporti con gli attuali licenziatari.
E di certo verrà proseguito il lavoro già iniziato da PalmSource sul fronte Linux, culminato con l’acquisizione di China MobileSoft.
Garantisce Access.