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Parole digitali con QuarkXPress

Balzato agli onori della cronaca con la presentazione del primo modello di iPad, il formato ePub – acronimo di “electronic publication” o “pubblicazione elettronica” – era stato già forgiato tre anni prima, nel 2007. Costruito per essere uno standard aperto per i libri digitali (eBook, altro acronimo che significa electronic book o libro elettronico) prevalentemente testuali, oggi questo formato si è evoluto incorporando capacità multimediali, anche se sembra trovare la sua maggiore fortuna prima di tutto nel mercato dei libri, per la più comoda fruizione – tramite iPad ma anche diversi altri e-book reader dai costi più contenuti – e anche per il prezzo dei titoli, solitamente più conveniente della controparte cartacea, anche se da questo punto di vista il mercato non ha ancora trovato un suo equilibrio definitivo.
Diversamente dal formato PDF, nel quale la grafica e l’impaginazione risultano identiche in tutti i computer o device, l’ePub nasce come formato pensato per favorire chi fruisce della lettura e, soprattutto, per adattarsi al meglio a qualsiasi dispositivo, che sia un lettore monocromatico a inchiostro elettronico o un tablet (iPad) o uno smartphone (iPhone) o anche, più raramente, un computer (Mac o Pc). Una volta visualizzato il documento, infatti, il lettore ha la facoltà di modificarne l’aspetto variando il carattere, il corpo, la disposizione in colonne e, se l’
hardware lo permette, anche il colore e il tipo di scorrimento. Il compito di chi prepara il documento tuttavia non è meno importante rispetto al passato, dato che pur non potendo in un ePub controllarne l’aspetto, il valore del contenuto rimane lo stesso: nell’ePub rimangono inalterati la divisione in capitoli, la differenza tra le stringhe di testo data dagli stili (un eReader può modificare il corpo totale, ma solitamente non può intervenire nella differenza locale tra i vari corpi), nonché la disposizione degli elementi come immagini e, più recentemente, anche di audio e video.
Il successo del formato è stato tale che sono nate sin da subito alcune varianti, più o meno importanti dal punto vista commerciale o tecnico. Amazon, ad esempio, ha cominciato a distribuire i propri libri nel formato Kindle (documenti con estensione .mobi), un formato XML non molto diverso dal formato ePub ma protetto da un DRM, come d’altra parte fa Apple con il formato iBooks Author, una evoluzione non standard basata su di un layout a griglia (quindi non liquido come l’ePub), che però è al momento legato solamente all’iPad e non pronto per una diffusione di massa .

Come una pagina HTML
Come è costruito internamente un ePub? La risposta a questa domanda è molto semplice ma allo stesso tempo anche particolarmente complessa. Essendo basato su XML, un ePub può essere visto come un dialetto dell’HTML, con tanto di immagini e fogli di stile CSS. Selezionato un documento ePub e cambiata la sua estensione in Zip, è possibile decomprimerlo (tramite software dedicati come Stuffit Expander, gratuito da App Store, meglio lasciare stare l’utility di default di OS X) e osservarne l’interno. Vi troviamo documenti HTML per il contenuto (solitamente uno per capitolo), CSS per la gestione relativa degli stili predefiniti e delle impostazioni relative all’interno del testo, immagini e altri documenti che dettagliano la costruzione e i metadati.
Da qui s’intuisce che per creare un ePub non servono applicazioni dedicate e verticali, diversamente da quanto succede per la stampa dove la presenza di applicazioni professionali è necessaria. Come generalmente succede per tutta l’editoria elettronica, creare un ePub è più facile che impaginare un libro: anche Pages di Apple è capace di creare un ePub partendo da un documento di testo con una semplice esportazione, così come esistono diversi applicativi più o meno gratuiti che riescono a convertire nel nuovo formato anche documenti molto diversi come PDF o doc/docx.
Ciononostante è doveroso sottolineare che esiste una notevole differenza tra tradurre brutalmente in ePub un documento personale e crearne uno partendo da una pubblicazione, in particolare nel settore professionale, dove il mercato impone determinati standard qualitativi oltre a una notevole flessibilità in fase di creazione, che adatti le esigenze del cliente con i (sempre stretti) tempi di produzione.
In queste pagine abbiamo scelto di focalizzarci quindi nella creazione di un ePub utilizzando le caratteristiche di QuarkXPress 9, software da sempre tra i punti di riferimento per l’editoria, prima cartacea e adesso digitale. Nella creazione del nostro primo ePub abbiamo deciso di optare per un documento semplice, che contenga testo e un paio di immagini, analizzando però le varie fasi di composizione ed esportazione, sino alle prove, prima su Mac per comodità e poi su di un dispositivo mobile, dove è più probabile che il documento sia consumato.
Da notare che creeremo un ePub standard, capace di adattarsi poi a diverse tipologie di lettori. Nel corso della creazione non parleremo mai di uno in particolare, considerando che il mercato è in piena evoluzione e sarebbe davvero un peccato limitare l’offerta solamente a qualche modello per piccoli vizi di forma.

Gli ingredienti
Creare un ePub con QuarkXPress è una operazione davvero semplice: aperto un documento, dal menu Archivio basta selezionare il comando Esporta > ePub, indicare la cartella di destinazione e attendere i pochi secondi necessari al completamento dell’operazione. Ciò, ovviamente, se il documento XPress è stato opportunamente preparato a dovere.

Questo processo preventivo però non sconvolge il grafico meticoloso, perché la maggior parte dei passaggi riguarda operazioni comuni che si svolgono nella preparazione dei file per la stampa. Gli utenti più “disattenti” invece dovranno giocoforza diventare più disciplinati e utilizzare in modo molto preciso funzioni come stili, storia, spaziature ed evitare nel modo più assoluto scorciatoie come i ritorni manuali del testo, pratica assai diffusa nell’ambiente della stampa ma davvero pericolosa nella creazione di un ePub.
Nella finestra di un nuovo documento, nel menu in alto Tipo di Layout, XPress mostra sin da subito una doppia possibilità con un layout dedicato (eBook) e uno ibrido (Stampa): da entrambi è possibile finalizzare un ePub correttamente, ma mentre il primo caso è pensato per un utilizzo esclusivo della produzione elettronica, nel secondo la stessa è pensata sia per la stampa sia per la fruizione tramite un dispositivo
hardware (iPad, eReader), caso questo assai più frequente. Tra l’altro, utilizzando un layout ibrido è anche possibile diversificare i due tipi di pubblicazione in alcuni dettagli, come ad esempio decidere che alcune parti del testo siano esclusive per un media o per l’altro. Data la maggiore flessibilità di questa soluzione, la utilizzeremo per la creazione di un documento misto.
Per partire creiamo un nuovo documento tramite il comando Nuovo > Progetto, dal menu Archivio, selezionando Stampa dal menu Tipo di Layout. Una volta creato, meglio inserire il contenuto non totalmente, ma un capitolo alla volta: se la funzione Finestra testo automatica era selezionata nella finestra Nuovo Progetto, inserendo il contenuto di un file di testo (tramite copia e incolla da un documento di testo, meglio se con un drag&drop del documento stesso all’interno della finestra di XPress) l’applicativo genera le pagine che servono in automatico; una volta inserito il primo capitolo, basta creare una nuova pagina e inserirne uno nuovo, in questo modo ogni capitolo avrà una sua Storia (la funzione Storia opera a un livello più alto del paragrafo, e indica un blocco di testo selezionabile).
Definito il documento con testo e immagini, è possibile operare tutte le modifiche estetiche del caso nella formattazione del testo, nella gestione del layout delle gabbie, nel posizionamento delle immagini ed eventualmente di altri elementi estetici come sfondi o formattazioni locali. Ci sono delle eccezioni, che sono molto importanti, come evitare gli a capo manuali, utilizzati spesso per offrire il taglio voluto a determinati blocchi di testo, perché una volta generato l’ePub il testo fluirà in base alle impostazioni dell’utente, e piccole modifiche al font o al corpo mostreranno subito gli a capo manuali come inaspettate interruzioni del testo.
In questa fase l’utilizzo degli stili è molto importante: anche se spesso la formattazione manuale di alcune parti di testo è più comoda e veloce della creazione e assegnazione di uno stile, nell’ottica di una pubblicazione digitale è preferibile l’utilizzo degli stili, da effettuare tra l’altro in modo certosino. Per quanto riguarda le immagini, sono da preferire documenti in formato JPEG o PNG, ma ci penserà XPress a convertire il file nell’esportazione finale: c’è però da tenere in considerazione che tutti i lettori che utilizzano la tecnologia a inchiostro elettronico convertiranno le immagini in scala di grigio, da qui la necessità di non utilizzare immagini con lievi variazioni dello stesso colore, perché una volta convertite in scala di grigio potrebbero sparire completamente.


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