Dalla virtualizzazione del datacenter alla virtualizzazione del cloud. È questo il messaggio che emerge chiaramente dalla prima giornata di VMWorld, aperto questa mattina a Barcellona.
10.000 partecipanti da 96 Paesi diversi ne fanno non un evento aziendale, bensì un “industry event”, come sottolinea in apertura Jean Pierre Broulard, general manager VMware Emea.
È naturale, quindi, che l’intervento del Ceo Pat Gelsinger cerchi di delineare non tanto il presente, quanto il futuro che ci attende.
Certo, il tema della digital transformation è lì dietro l’angolo, ma dopo aver mostrato, dati Google alla mano, quanto il tema sia diventato trend topic nell’arco di un decennio, Gelsinger guarda concretamente al mondo delle imprese.
“Non si tratta una contrapposizione tra business tradizionale e business digitale, stiamo parlando di un percorso che coinvolge qualunque tipo di impresa”.
La differenza, semmai, è tra leader e ritardatari, tra chi riscrive le regole, chi ha il cloud al centro del proprio business e chi ancora lavora su processi predicibili e tecnologie tradizionali.
Tra IT tradizionale e cloud
Torna indietro di dieci anni, Gelsinger, al 2006, anno in cui nacque AWS, l’anno in cui anche Eric Schmidt, in Google, cominciò a parlare di cloud computing.
“Nel 2006 il public cloud toccava il 2 per cento del mercato, mentre il 98 per cento ancora poggiava i suoi 29 milioni di workload sull’It tradizionale. Nel 2011 i workload diventano 80 milioni, l’87 per cento su It tradizionale e il 13 per cento ripartito tra un per cento in public cloud e il 6 per cento in cloud privato”.
Continua il suo excursus Gelsinger, evidenziando come quest’anno i workload siano saliti a 160 milioni, ma ancora il 73 per cento graviti sull’It tradizionale. Il public cloud è salito al 15 per cento, mentre il pubblico arriva al 12 per cento.
Il cloud sorpasserà l’It tradizionale nel 2021
Bisognerà aspettare ancora 5 anni perché si arrivi a un bilanciamento.
Gelsinger dice che secondo le società di analisi con le quali VMware collabora c’è persino la data: 29 giugno 2021. Per allora, il 50 per cento dei workload saranno in cloud, 30 per cento pubblico e 20 privato.
Nove anni dopo, nel 2030, all’It tradizionale non resterà che il 19 per cento del mercato e anche il cloud privato non sarà stato in grado di salire oltre il 29 per cento. La fetta più grande, il 52 per cento del mercato, sarà tutta a beneficio del cloud pubblico.
Uno scenario di complessità
In questo comunque lungo lasso di tempo, alla proliferazione dei dispositivi “tradizionali”, pc, tablet e smartphone, si è aggiunta anche la proliferazione dei dispositivi IOT: 4,1 miliardi quest’anno, diventeranno 18 miliardi nel 2021.
Se queste sono le cifre in gioco, sostiene Gelsinger, è facile capire perché “Il cloud sarà la forza che fa crescere gli investimenti in It”.
Certo, lo scenario è complesso: cresce la shadow It, crescono le responsabilità di gestione, cresce il bisogno di sicurezza.
“Bisogna garantire libertà e controllo”, ripete più volte Gelsinger, sottolineando che, lungi dall’essere estromesso da questo percorso evolutivo, l’It department vi ha invece un ruolo chiave.
E la risposta a questa necessità di libertà e controllo si trova solo nel cloud ibrido.
La risposta nella VMware Cross Cloud Architecture
È una sfida alla quale VMware si presenta con le novità annunciate per la sua Cross Cloud Architecture, con le partnership strategiche, a partire da Ibm per arrivare – soprattutto – a quella annunciata alla fined ella scorsa settimana con AWS.
Perché alla fine, la posta in gioco per Gelsinger è chiara: “Esattamente come in questi anni abbiamo lavorato per poter passare da un server all’altro, da uno switch all’altro, cambiando piattaforme e vendor, perché non potremmo fare lo stesso anche con il cloid”.
E l’essenza della cross cloud architecture è tutta qui.