Il colosso statunitense ha chiuso l’esercizio fiscale 2002 sotto il peso della crisi che continua a interessare anche la consulenza
14 ottobre 2002 La
congiuntura economica non è delle migliori. Se ne sono accorte anche le società
di consulenza incappate, in quest’ultimo anno, in quella ‘via crucis’ innescata
dallo scandalo Enron, al quale hanno fatto seguito WorldCom & Co. E dalla
crisi che ha investito in pieno il comparto in questione non si è salvata
nemmeno Accenture, che nell’esercizio fiscale 2002 ha registrato entrate nette
per 244,9 milioni di dollari, il 35% in meno rispetto ai 376,9 milioni
dell’esercizio precedente. Solo nel quarto trimestre, terminato lo scorso 31
agosto, la società statunitense ha visto i profitti diminuire dell’11%, su un
fatturato che, fermo a quota 1,32 miliardi di dollari, ha registrato una
flessione superiore al 3%. Nel contempo, il piano di riduzione dei costi,
apportato negli ultimi tre mesi dello scorso esercizio fiscale,
dovrebbe produrre a breve i risultati sperati, mentre Accenture ha
fatto sapere di aver migliorato la propria posizione di cassa, fino a 1,32
miliardi di dollari.
E se Stati Uniti e Asia Pacifico si sono rilevate le
aree geograficamente meno redditizie, con un calo nel fatturato rispettivamente
del 5 e 8%, il mercato Emea ha riportato le performance migliori, con una
crescita dell’11%, fino a raggiungere i 4,96 miliardi di dollari. Ancora una
volta, con un +31%, l’area Governo si è rivelato il mercato verticale a più
forte crescita, mentre la divisione servizi finanziari ha registrato uno
scivolone del 9%, fino a fatturare 2,62 miliardi di dollari.
E ora,
confortata dalle parole del proprio Ceo, Joe Forehand, che definisce la
posizione della società e dei suoi 75mila dipendenti, «sostanzialmente forte
in un mercato incerto», Accenture si appresta ad affrontare un 2003 che,
nelle previsioni, dovrebbe portare a una crescita compresa fra lo 0 e il 2%, con
guadagni intorno agli 1,05 dollari per azione.
