Nel mercato della distribuzione dei cellulari non lavorano, però, solo gli indipendenti. Altri attori fanno, infatti, capolino in questo business. È il caso di Vodafone che, per il mercato italiano, si è assicurata l’esclusiva dell …
Nel mercato della distribuzione dei cellulari non lavorano, però, solo
gli indipendenti. Altri attori fanno, infatti, capolino in questo business.
È il caso di Vodafone che, per il mercato italiano, si è assicurata
l’esclusiva della distribuzione dei terminali Panasonic e Sharp. Il carrier
non è, però, un distributore, almeno non nella classica accezione
con la quale nell’universo dell’It s’intendono gli operatori che distribuiscono
le soluzioni prodotte dai vendor. Per Camilla Budelli, responsabile
della strategia e della gestione portafoglio terminali di Vodafone Italia, il
concetto che può spiegare la scelta di un produttore di telefoni cellulari
che si rivolge a un carrier (che come core business ha l’offerta di servizi)
è nella customizzazione del prodotto. «In questo modo
– ha spiegato la manager -, il terminale diventa il mezzo primo con il quale
il cliente accede ai servizi e, allo stesso tempo, lo strumento attraverso cui
l’operatore può trarre vantaggio spingendo la fruizione dei propri servizi».
Un fattore reiterato anche per gli altri brand, come Alcatel, Motorola, Nokia
e Siemens, per i quali, pur non avendo siglato contratti di esclusiva, Vodafone
effettua il re-picking sul portafoglio, «ossia – ha puntualizzato
la Budelli – a fronte della presentazione della gamma ci riserviamo il diritto
di distribuire, eventualmente in esclusiva, un modello in particolare».
I restanti potranno essere affidati ad altri operatori o ai canali indipendenti.
«La ratio, ovviamente – ha aggiunto la nostra interlocutrice
-, è quella del vantaggio competitivo, per cui il messaggio implicito
al cliente è di recarsi all’interno di un negozio Vodafone per trovare,
lì e soltanto lì, quel determinato modello».
E il rapporto fra vendor e carrier, a quanto ci viene detto, è di mutuo
interesse: da una parte l’operatore ha bisogno del terminale per veicolare i
propri servizi, dall’altra la casa manifatturiera necessita del supporto del
primo per rafforzare il proprio marchio e la propria strategia distributiva.
Senza dimenticare l’importanza dello sviluppo congiunto per sostenere al meglio
il lancio di nuovi prodotti e servizi, che da un po’ di tempo a questa parte
sta prendendo corpo fra i vari attori del mercato. Nel caso degli Mms, delle
cartoline, o dello streaming via telefonino Vodafone pianifica, infatti, dai
sei ai dodici mesi in anticipo le proposte da fare ai produttori per creare
delle specifiche in grado di garantire un rendering ottimale di questo genere
di servizi. «Una volta raccolte le risposte, lavoriamo con loro allo
sviluppo congiunto» ha chiarito la manager. E ai prodotti affidati
alle sue "cure" l’operatore assicura un canale di vendita composto
da 2.500 ragioni sociali per un totale di poco meno di 5mila punti vendita.
«La nostra distribuzione è però articolata in maniera diversa
– ha puntualizzato la Budelli – e va dal negozio di proprietà Vodafone
(23 in tutto) alla catena dei Vodafone One (circa 800 negozi), regolata da un
contratto di light franchising. Esistono, poi, categorie interne, come 75 master
dealer, ovvero ragioni sociali che s’incaricano della redistribuzione del prodotto
a una filiera di circa 4mila punti vendita in modalità di esclusiva nei
confronti del marchio Vodafone, o il migliaio di dealer "condivisi",
che propongono il nostro marchio nella telefonia unitamente a quello di altri
competitor», similmente a quanto accade all’interno della Gdo, «che
rimane – sono sempre parole della manager – uno dei partner utilizzati
per raggiungere i clienti finali». Il portale on line www.190.it,
pur rappresentando al momento una percentuale minima del fatturato Vodafone,
completa l’offerta della distribuzione lato consumer.