Per i server x86 Ibm vede un nuovo mercato

Si chiama business performance computing e rappresenta le esigenze del futuro. Big Blue gli dedica cinque sistemi con Opteron

Saranno in consegna nell’arco del prossimo mese i nuovi server Ibm System X basati sui processori Opteron Next Generation di Amd. Ma, insieme ai nuovi sistemi x86, Big Blue ha anche rivelato una nuova strategia che mira a popolare con i System x le stanze dati di una nuova fetta di mercato.

Denominata “Business performance computing” e costituita dalla convergenza delle aree dell’Hpc (High performance computing) e del business computing, la nuova fetta rappresenterebbe, secondo Ibm, il trend emergente nell’ambito del server computing. In concreto, Ibm vuole andare a indirizzare realtà in cui sono presenti necessità tecnologiche tipicamente business (definite spesso dall’acronimo Ras, Reliability, availability, serviceability) ma che non vogliono o possono rinunciare alle pure capacità di calcolo. Un obiettivo che, stando alle parole di Bruno Mancuso, responsabile Ibm System x per l’Italia, sembrerebbe non solo strategico ma quasi obbligato: «Sta nascendo un mondo misto tra queste due aree, che significa dover portare grandi performance in ambienti business. Questo sarà il mondo del futuro e sarà importantissimo riuscire a esservi presenti».

In questo senso, la nuova offerta (che, come vedremo non è fatta di solo “ferro”) rappresenta una netta evoluzione rispetto alle macchine Amd-Ibm per l’Hpc introdotte dal 2003. Si tratta di cinque nuovi sistemi, tre rack (x3455, x3655 e x3755) e due blade (Ls21 e Ls41), che sfruttano peculiarità tecnologiche targate Big Blue (come PowerExecutive per la gestione del consumo e del calore) attorno al cuore costituito dai nuovi Opteron. Questi ultimi, arrivati con un po’ di ritardo a fine agosto, puntano gran parte delle proprie carte sul multicore: di fatto, l’architettura dual core è già pronta per l’estensione quad core, e i primi chip con quattro motori su un socket dovrebbero arrivare a meta 2007. Opteron promette anche il miglior rapporto prestazioni/Watt del settore e integra la virtualizzazione a livello hardware (l’Amd Virtualization).

Mentre il modello x3455, sottile 1U, rappresenta l’evoluzione del nodo di calcolo in ambienti di cluster computing, i server x3655e x3755 sono indirizzati al segmento di mercato sopracitato, il secondo supportando da 1 a 4 Cpu, in virtù del fatto che con la tecnologia HyperTransport degli Opteron è possibile fornire anche configurazioni con un numero dispari di processori. Quanto ai nuovi due BladeCenter, uno da 2 vie e l’altro fino a 4, capitalizzano sul concetto di scalabilità: avvitando un paio di viti e accoppiando due lame, si ottiene infatti automaticamente un sistema con il doppio dei socket e, dunque, il doppio dei core. Un simile accorgimento, in verità, lo sfrutta da circa un anno anche Fujitsu Siemens, con chip a core singolo.

Ed ecco quello che c’è nell’offerta Ibm al di là del puro ferro. L’intenzione è fornire un set di soluzioni pretestate e preconfigurate, disponibili praticamente in pronta consegna, e a prezzi “calmierati” per i clienti. Un esempio sono le configurazioni predisposte per gli enti pubblici e quelle per Linux ma a breve (in ottobre) arriveranno quelle dedicate a particolari settori di industria.
«Nel momento in cui si passa dalla vendita di hardware a una soluzione, Ibm da sola non può rispondere. Del resto, non credo alla vendita via Web di server», ha precisato Mancuso. Significa che il successo delle proposte di Big Blue dipenderà in buona parte da un canale sempre più specializzato in “industry standard”.

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