L’Osservatorio Italia Digitale 2.0 di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici fa il punto sull’uso del Web nel nostro Paese
Famiglie e imprese italiane sfruttano ancora poco, troppo poco, i vantaggi che Internet potrebbe offrire. Dal rapporto 2009 dell’Osservatorio Italia Digitale 2.0, realizzato da Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, risulta non solo che di Web 2.0 nel nostro Paese non si può quasi parlare, ma che anche l’era dell’1.0 in molti casi non è ancora arrivata. Del resto, secondo lo studio solo nel 52% delle case italiane c’è un computer. E il Web nel 2008 era frequentato da meno dalla metà delle famiglie (contro l’86% dell’Olanda o l’82% della Danimarca) e dal 66% delle imprese, ma nel caso delle microimprese la quota scende al 57%. Sempre nel 2008, il tasso di penetrazione della banda larga (linee fisse) sul totale della popolazione da noi risultava solo del 18%, contro una media del 24,3% dell’Ue 15.
Alle spalle di questa performance deludente non c’è solo il digital divide (che, tuttavia, è ancora presente) perché altri fattori hanno pari responsabilità: l’offerta di servizi carente, l’immaturità della domanda e, a questa strettamente collegato, un pesante gap culturale. Su queste quattro leve bisogna puntare, insieme, per recuperare il terreno perduto nei confronti degli altri Paesi europei. È quello che Stefano Pileri, presidente Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, presenta come il Progetto Paese per l’Italia digitale, «che non può avere successo se non nella logica di sistema, coinvolgendo domanda e offerta e che deve puntare a superare con tempi definiti il ritardo digitale di tutte le componenti della società civile». Un driver fondamentale, ha precisato Pileri, potrà essere l’erogazione di servizi più evoluti, interattivi e non semplicemente informativi, da parte della pubblica amministrazione.
Va però colmato l’aspetto infrastrutturale: se nominalmente la copertura nazionale (97%) è simile a quella degli altri Paesi europei, la percentuale delle linee realmente abilitate alla banda larga scende al 92% e si scala ancora se si considerano le linee con velocità vicina ai 20 Mbit, di cui risultano privi oltre 22 milioni di italiani. Il digital divide di infrastruttura è insomma ancora un problema per molte zone d’Italia, dal nord al sud, ed è fattore disabilitante per aziende e distretti industriali. Ma al momento i fondi necessari per mettere mano alla rete non sembrano esserci (si veda a proposito questo articolo).
Tra gli altri nodi da sciogliere la mancanza di una cultura di base sembra fondamentale, fatto che rende necessario agire sull’alfabetizzaeione informatica di primo livello. Non si spiega altrimenti la risposta che danno famiglie e imprese a una domanda importante: perché non fate uso di Internet? Ebbene, per il 73% dei nuclei familiari e per un disarmante 75% delle imprese medio-piccole (per le realtà più grandi la situazione è differente) la prima ragione addotta è che questi servizi sono inutili. Probabilmente una simile risposta in Scandinavia sarebbe assurda.