Lo spiega Fabio Finetto, Ad di Xenesys: deve cambiare il punto di vista di utilizzo del dato. Se lo si fa con qualità i risultati arrivano.
Cominciamo con l’assodare un dato di fatto, riguardante il mercato in generale e quello It in particolare: «È in atto una crisi sistemica, che ha un’onda troppo lunga. Mai vista una situazione così, serve una mano delle banche prima di tutto. Si fa troppa concorrenza con commesse sottocosto ed è un male».
A dirci queste cose nel corso dell’ultima edizione di Smau è stato Fabio Finetto, amministratore delegato di Xenesys (insieme a Marco Iannucci), società senese che, nonostante il quadro generale, fino a questo punto del 2012 riesce a crescere del 42% rispetto all’anno precedente.
Come fa? I settori di riferimento, «fashion e design, soffrono meno. I mercati esteri tirano». Anche se, ammette Finetto, «non ci sono le crescite di due anni fa, diversi clienti non fanno nuovi investimenti, ma solo mantenimento».
La qualità è ancora di salvezza
A fronte di questo scenario, cosa può fare un system integrator italiano? «Puntare sulla qualità e fare investimenti in tal senso – non esita Finetto -. Cinque anni fa a parità di sforzi saremmo cresciuti del 140%. Oggi per fare business non si deve sbagliarne una. I cicli di approvazione sono allungati, tempi decisionali inclusi. Noi stiamo puntando su fashion e design, specializzandoci su competenze e soluzioni specifiche del settore».
Con le acquisizioni fatte per il settore retail, Xenesys segue le aziende sul fronte degli applicativi e della integrazione nel sistema informativo aziendale. «Lavoriamo sul tema loyalty, con connessione al Crm aziendale».
Per quali aziende? «Quelle dai 25 milioni di euro in su ,tranne che per il design, che è fatto da aziende piccole, ma che sono già dei campioni nel mondo».
Far comprendere alle aziende il valore dei big data
Nella crescita di Xenesys ha un peso decisivo l’aver intercettato la connessione fra business discovery e big data: «ci aiuta molto nella nostra crescita – ammette Finetto – . Oggi analizzare i dati aziendali senza usare cruscotto predefinito, vecchio, è sempre più fondamentale».
Senza mezzi termini: «deve cambiare il punto di visione del dato. Noi non solo abbiamo gli strumenti per farlo, ma diamo anche il modo di capire come usarlo e dove prendere le informazioni».
È trasferimento di knowledge, che Xenesys fa con l’aiuto di una personalità assoluta del campo, quel Giorgio Moresi entrato in forze alla società da qualche tempo.
A Siena ci sono le conoscenze su tutte piattaforme per farlo: Qlikview, Hana, Ggreenplum, Business Objects, Microstrategy, Decision, Roam BI.
In totale 22 persone.
Riguardo Sap Hana, in particolare, Xenesys ha fatto un corposo investimento in competenze.
Sulla business discovery la società ha raccolto commesse per un milione di euro da gennaio a oggi. Ma lavora anche sulla “vecchia” Business intelligence, crescendo.
Competenza per usare mobile e cloud
Aspetto complementare, sia ai settori di operazione, sia al contesto dell’utilizzo proficuo dei dati è quello del mobile. «Lavoriamo molto sulle applicazioni per il mobile– rivela Finetto -. Non solo per quanto riguarda le app, ma anche su catalog, order entry e digital asset management».
Ma anche le attività tradizionali stanno crescendo, sempre e solo «grazie alla qualità dei servizi competenti. Per esempio oggi molte aziende che operano nel cloud non hanno le capacità per manutenere le soluzioni specifiche. Hanno bisogno di consulenza anche nella scelta delle l’applicazioni e dell’infrastruttura».
Significa che Xenesys farà il cloud provider? «Mai. Per farlo devi sapere cosa fare, avere grosse competenze e fare grossi investimenti. Per quello che ci compete, stiamo facendo uno screening degli operatori per i clienti, in modo da indirizzarli su quelli affidabili».
Crescono anche gli It service management, quelli che partono dal service desk di Terranuova Bracciolini, un “primo livello e mezzo” fatto di sistemisti e da persone in loco. «E non dimentichiamo Irpe, che ci ha portato le massime competenze certificate Apple». Per fare cosa? «Per esempio, estrarre i dati da Sap con gli iPad». Non è poco.
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