Il termine “new normal” è entrato ormai nel lessico quotidiano, ma per le Pmi e gli imprenditori più esperti è davvero nuova questa normalità?
Per Luigi De Vizzi, che di Pmi se ne intende, essendo Sales Director Medium Business di Dell Technologies Italia, la flessibilità, insita da sempre nel DNA delle Pmi, è ciò che probabilmente permetterà loro di uscire da questa crisi meglio di altri.
Durante tutta la pandemia, osserva De Vizzi, l’innovazione è stata spinta dalle nuove esigenze dei consumatori, costretti a casa, e così anche tante altre piccole realtà si sono reinventate. Naturalmente questa accelerazione è stata più facile in alcuni settori e meno in altri, ma nessun ne è rimasto immune.
La sintesi di De Vizzi è che si dovrebbe mettere a sistema il dinamismo tipico delle startup e delle piccole imprese. Chi, anche tra le aziende più grandi, lo ha fatto, e si è lasciato ispirare da questi modelli, ad esempio implementando il remote working e dando priorità alla trasformazione digitale, ha affrontato meglio lo shock iniziale della pandemia.
Per De Vizzi, mai come in questo periodo l’agilità e la flessibilità sono stati elementi così cruciali per le aziende.
Ciò non vuol dire pensare che le Pmi non abbiano sopportato forti stress negli scorsi mesi e che non lo stiano ancora subendo.
In tante hanno sofferto, ed è per questo motivo, oltre al fatto che a loro si riconosce un ruolo fondamentale in tante economie europee, come ad esempio per l’Italia, che sono stati varati gli aiuti finanziari dall’UE e a livello locale. Lo scorso 6 aprile, la Commissione europea ha messo a disposizione delle Pmi 8 miliardi di euro, mentre ha sbloccato un ulteriore miliardo di euro dal Fondo europeo per gli investimenti strategici per il Fondo europeo per gli investimenti. Ciò è servito a incentivare le banche e i finanziatori locali a sostenere almeno 100.000 piccole imprese in tutta la regione.
Un recente studio di Capterra, che include 412 dipendenti e manager di Pmi britanniche, ha rilevato che il 51% del campione si è visto costretto a implementare nuovi software dall’inizio della crisi – su tutti, per il remote desktop, per le live chat e per le videoconferenze -, mentre il 76% ha dovuto cambiare la propria offerta commerciale come conseguenza della pandemia. Lo studio ha rilevato anche che il 35% degli intervistati ha anticipato di 6 mesi la spesa annuale in software.
Per le piccole imprese, con una innata capacità di innovazione e natural disruptor, dice De Vizzi, un sostegno finanziario ha significato poter investire nella sua trasformazione digitale, diventando ancora più agile, e in conclusione, poter prosperare.
Con le pressioni attuali e l’ottimizzazione dei costi in atto, non bisogna dimenticare che la capacità di saper prendere le giuste decisioni di acquisto è ancora più importante.
Lo stack tecnologico delle Pmi
Garantire che lo stack tecnologico di una Pmi sia sicuro, connesso e agile è fondamentale. Se nella prima fase della emergenza le piccole imprese si sono concentrate sulla disponibilità dei dispositivi, per garantire ai propri dipendenti la possibilità di lavorare da remoto, oggi non possono esimersi dall’affrontare il tema della sicurezza.
Con l’aumento delle violazioni e degli attacchi di phishing, tutti sono più vulnerabili agli attacchi. Ma se riprendiamo lo studio di Capterra, possiamo osservare che la sicurezza non sembra essere una priorità per queste aziende: solo il 10% del campione ha investito nel software di Virtual Private Network (VPN) e l’11% in quello per la protezione degli endpoint.
Con un riferimento più specifico all’Italia, invece, in questi mesi è stato rilevato non solo un importante incremento nella domanda di PC, ma anche una sostanziale crescita nell’adozione di soluzioni cloud.
Soprattutto nelle aziende di medie dimensioni, questo ha rappresentato una risposta al remote working forzato, velocizzando la digitalizzazione dei processi e dei flussi collaborativi rispetto ai piani previsti prima della pandemia.
Grazie a una offerta cloud ormai ampia e consolidata, come quella presente oggi sul mercato, le aziende hanno aumentato la consapevolezza rispetto alla validità di questa scelta, tanto che oggi il cloud rappresenta il modello di sourcing privilegiato per tutte le nuove iniziative.
Ora per De Vizzi si tratta di capire se questo processo è solo una reazione al momento difficile o se il modello cloud sarà alla base di una duratura, pervasiva ed efficace trasformazione.
Ma riprendendo il tema iniziale, per De Vizzi se il “new nomal” per certi versi non è poi così “new” per le piccole imprese, lo sforzo che possono fare in più è cogliere tutte le opportunità. Nello specifico, fare investimenti intelligenti per essere davvero a prova di futuro.