La prevenzione gioca un ruolo fondamentale nell’evitare lo sviluppo delle fiamme all’interno del CED. L’atmosfera auto-estinguente può essere un buon inizio, accanto ad alcuni accorgimenti tecnologici come l’uso dell’azoto inertizzante.
Gli incendi nel datacenter possono essere causati da atti dolosi, sabotaggi aziendali ed eventi naturali quali fulmini, sovraccarichi e scariche elettriche.
Alcuni studi dimostrano come il 43% delle aziende che sono state costrette ad interrompere l’attività in seguito ad un incendio non l’abbiano più ripresa, mentre il 29% di quelle che ci sono riuscite, siano fallite nel giro di 3 anni.
Una recente indagine della National Fire Protection Association ha evidenziato che, con riferimento agli Stati Uniti, i costi legati agli incendi sono incrementati dell’86% a partire dal 1980.
L’NFPA è stata fondata nel 1896 per proteggere il pubblico contro i danni derivanti dall’elettricità e dal fuoco. La sua missione è di “ridurre a livello globale l’impatto del fuoco e di altri rischi sulla qualità della vita, sviluppando e sostenendo scientificamente codici e standard basati su consenso, ricerca, training e formazione”.
L’NFPA è attualmente un’organizzazione mondiale che ha creato molti standard e continua ad aggiornarli, motivo per cui è altamente raccomandabile che questi ultimi vengano sempre consultati prima di progettare, ampliare o modificare un sistema anti-incendio in ambiente data center.
Bisogna anche tenersi aggiornati sulle più recenti pronunce delle organizzazioni di normazione italiana, come l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI), e internazionali, quali l’European Committee for Standardization (CEN) e l’International Organization for Standardization (ISO), che definiscono lo stato dell’arte di prodotti, processi e servizi.
Si parte dalla corretta progettazione
Con questo quadro davanti, il marketing manager di Adt, Andrea Natale, mette in evidenza come la prevenzione, la rivelazione e lo spegnimento degli incendi, tipicamente causati da problemi elettrici nei circuiti, in prossimità di sottopavimenti, armadi rack, UPS, canaline passacavi e in altre aree nascoste, rappresentino sempre elementi a cui prestare la massima attenzione nella fase di progettazione dei datacenter.
Secondo Natale, la soluzione ideale per questi ambienti deve soddisfare tre condizioni: rivelare la presenza di un incendio, comunicarla alle persone presenti e agli addetti allo spegnimento e, infine, contenere le fiamme fino alla possibile estinzione.
Prima di scegliere una metodologia di rivelamento ed estinzione, i progettisti devono effettuare una valutazione dei potenziali rischi, della struttura dei locali e di criticità specifiche.
“Il data center ha pavimenti flottanti o soffitti alti? Quale personale avrà accesso all’area? Esistono elementi che in qualche modo disturbano i rivelatori o renderebbero l’azione estinguente poco efficace per assenza di compartimentazione?”.
Occorre rispondere a queste e ad altre domande, prima di optare per la soluzione più appropriata.
Protezione ridondante
In un datacenter, rileva Natale, la protezione contro gli incendi deve essere, infine, ridondante e fault tolerant, per aumentare la disponibilità generale dello stesso.
Se si verifica un principio di incendio, il primo passo è la sua pronta rivelazione. Prima dell’introduzione dei sistemi di allarme incendio automatici, c’erano dei guardiani responsabili dell’individuazione degli incendi e della messa in allerta.
Attualmente esistono, invece, numerosi rivelatori avanzati che possono individuare l’incendio nella sua fase incipiente ed inviare la notifica ad una centralina, la quale avvisa il personale responsabile e attiva eventualmente i sistemi di estinzione. I primi sistemi di spegnimento erano rudimentali e spesso rappresentati da valvole d’acqua legate ad una corda con un peso fissato ad una estremità.
Oggi esistono, infatti, altri modi per rivelare ed estinguere gli incendi, tuttavia solo alcuni sono raccomandati per ambienti datacenter, dove l’obiettivo principale è quello di estinguere le fiamme nel più breve tempo possibile, senza nuocere alle operazioni di business e minacciare l’integrità del personale operante all’interno della struttura.
Viva la prevenzione pura
Senza dubbio, per Natale, una soluzione di pura prevenzione incendi offre una maggiore protezione rispetto a ogni tipo di apparato di rivelazione o spegnimento disponibile sul mercato.
Per spiegarne il funzionamento in termini semplici, è sufficiente considerare il fatto che se un ambiente non può produrre fuoco, viene praticamente azzerato il rischio di danni derivanti da incendi.
Questi ultimi sono legati non solo allo svolgimento dell’evento con il relativo danneggiamento diretto delle apparecchiature fino alla distruzione dell’edificio stesso, ma anche ai danni indiretti derivanti dalla corrosione dei circuiti elettronici innescata dalla presenza di fumo.
La protezione attiva contro gli incendi si basa sull’utilizzo di una serie di sostanze estinguenti, aventi la proprietà di interrompere la combustione, oppure sulla generazione di un’atmosfera controllata a livello di non-combustione, che previene in partenza la manifestazione di un incendio.
Questa tecnologia di prevenzione ed estinzione degli incendi è ecologica, efficace, molto facile da installare ed economica anche nel caso di piccoli datacenter fino a 200 metri cubi.
Azoto, tendenza europea
Negli ultimi anni, anche in Europa è sempre più frequente l’utilizzo dell’azoto come gas inertizzante per creare un’efficace prevenzione degli incendi all’interno di ambienti confinati.
Di fatto, abbassando il livello dell’ossigeno sino al livello minimo di innesco, è possibile prevenire ed eliminare completamente il rischio che un processo di combustione possa avere luogo.
L’azoto è un gas incolore, inodore, insapore e inerte che costituisce il 78% dell’atmosfera che respiriamo in ogni momento, mentre l’ossigeno, presente al 21%, è il comburente naturale in ogni processo di combustione.
La contemporaneità della presenza di un materiale combustibile, di una percentuale di comburente sufficiente nell’atmosfera che lo circonda e di un’adeguata energia, permette di innescare e di mantenere in vita un generico processo di combustione.
Il triangolo del fuoco
Queste tre condizioni (combustibile, comburente ed energia) schematizzano e definiscono univocamente il “triangolo del fuoco” di ogni processo di combustione.
Le tecniche anti-incendio hanno come fondamento l’interruzione del triangolo del fuoco in almeno uno dei suoi lati.
In generale, una tecnica antincendio è tanto più efficace quanto più rapidamente riesce a rimuovere una o più delle tre condizioni che hanno dato origine e mantengono il fuoco in vita.
Su questo principio si basa questa metodologia: utilizzare una tecnologia al fine di prevenire lo sviluppo dell’incendio anziché il classico principio di sopprimere lo stesso una volta rivelato. A differenza degli impianti “classici”, concepiti come sistema di soppressione, il sistema previene l’innesco mantenendo nei locali da proteggere un’atmosfera con un tasso di ossigeno ridotto rispetto a quella ordinaria, che sia auto-estinguente ed inibente per qualsiasi combustione.
Atmosfera auto-estinguente
La tecnologia messa a punto per realizzare l’atmosfera auto-estinguente sfrutta l’utilizzo di macchine elettriche, che si basano sul principio della separazione molecolare tramite particolari filtri auto-rigeneranti, in grado di modificare la proporzione fra ossigeno ed azoto nell’aria trattata mediante un processo ecologico ed a basso consumo energetico.
L’atmosfera auto-estinguente così creata è in grado di proteggere da un’eventuale fenomeno di incendio. L’inertizzazione dei locali viene controllata da precisi strumenti di misura, che monitorano costantemente il livello dell’atmosfera generata.
Prove condotte presso un laboratorio autorizzato dal Ministero degli Interni su fuochi normalizzati ai sensi della norma UNI ISO 14520-1, hanno dimostrato l’alta efficacia di questa metodologia rilevando in concreto l’attitudine al controllo di fuochi.
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