Disallineamento dei percorsi formativi e qualifiche poco attinenti al ruolo creano incertezza. E i lavoratori italiani più giovani vorrebbero cambiare lavoro.
L’Aica (Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico) e il Cepis (Council of European Professional Informatics Societies) hanno coinvolto i lavorarori Ict italiani in un progetto di ricerca, denominato Professional e-Competence Survey, che ha fotografato lo stato delle loro competenze, confrontandole con quanto indicato dal modello condiviso europeo European e-Competence Framework.
La ricerca è stata condotta su scala paneuropea con un questionario online che complessivamente ha raggiunto 2.000 persone, ha permesso di conoscere lo stato delle competenze informatiche professionali in Italia e in altri stati membri Ue.
La ricerca, condotta per l’Italia su un campione costituito da professionisti Ict che cercano di cambiare lavoro, evidenzia un’età media più giovane rispetto a quella europea: la spinta alla ricerca di un lavoro più soddisfacente coinvolge il 20% di specialisti under-40 in più rispetto alla media.
In base al campione, chi lavora nell’It in Italia non ha un livello molto elevato di formazione post-secondaria e il percorso formativo non è particolarmente focalizzato sull’It.
Comunque sia i partecipanti italiani hanno registrato livelli di competenze superiori rispetto al resto d’Europa nelle cinque aree dell’European e-Competence Framework (definite Plan, Build, Run, Enable, Manage).
La ricerca evidenzia anche che la proporzione di donne professioniste Ict in Italia è inferiore alla media europea: 8% contro il 16%.
Anche i professionisti Ict nazionali, come quelli europei, hanno difficoltà a riconoscere il proprio profilo professionale fra quelli proposti, in fatto di non coincidenza tra le competenze possedute e il proprio profilo di carriera.
Anche l’Italia ha un problema di diffusione degli standard di riferimento europei, che facilitano il riconoscimento delle competenze effettivamente possedute rispetto ai profili It a cui i professionisti di impresa del settore si considerano più vicini.
Un quarto dei partecipanti in Italia si autodefinisce It Manager, ma solamente il 2% ha le competenze previste dall’European e-Competence Framework corrispondenti al ruolo. Una differenza di autovalutazione che vale anche per altri profili diffusi, come quello del Project manager o dell’It Administrator.
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