Propensione all’acquisto Ict scarsa per le famiglie italiane

Secondo Findomestic, in previsione cali di vendita su questo comparto, anche se la Gdo…

Ora che i denti ci sarebbero (leggi: propensione
all’acquisto di tecnologia Ict), non c’è il pane (ovvero è diminuita
la capacità, ovviamente economica, d’acquisto). Lo si deduce dal fatto
che sette italiani su dieci avrebbero deciso, già l’anno scorso, di tagliare
i consumi. L’effetto euro e la crisi economica avrebbe spinto, secondo l’Osservatorio
Findomestic, il 69% degli italiani a stringere i cordoni della borsa e la stretta
dovrebbe riguardare, in parte, anche l’It. Solo il 21% delle 2mila famiglie
che compongono il campione dell’Osservatorio ha dichiarato, infatti, di avere
intenzione di spendere per l’informatica qualcosa in più rispetto allo
scorso anno, mentre il 63% non prevede grandi variazioni rispetto alla spesa
del 2003 e il 16% ha deciso, invece, di tagliare questa voce di spesa.

Mal comune mezzo gaudio. Il dato italiano legato alla diminuita
intenzione di acquisto di Information and communication technology è
un’informazione abbastanza in linea con quella degli altri comparti presi
in esame.
Lo dice sempre la ricerca Findomestic che spiega anche che il 22% di famiglie
intende ridurre la spesa per i mobili, fino al 7% degli alimentari, con gli
altri settori che oscillano fra il 15 e il 21 per cento.
Il 54% delle famiglie spenderà di meno a causa dell’aumento dei
prezzi, il 14% per l’andamento economico sfavorevole e il 31% per entrambi
i motivi. Se per la crisi economica c’è poco da fare, il mondo
dell’Information technology potrebbe fare qualcosa di più, almeno
dal punto di vista della comunicazione, per quanto riguarda i prezzi, visto
che il famoso cambio “Mille lire uguale a un euro” vale per i ristoranti,
per altri settori, ma non certo per i negozi che vendono pc per i quali l’euro
non si è tradotto in un innalzamento dei margini.
Per tutti i rivenditori, però, l’attenzione ai prezzi rimane un
obbligo.
Almeno questo è il consiglio che arriva dall’Osservatorio che ha
testato anche la validità delle iniziative promozionali nei negozi di
prossimità e negli ipermercati.

Azioni di marketing preferite. Per quanto riguarda il primo gruppo, in testa
alle preferenze ci sono gli sconti per acquisti importanti a clienti fedeli,
seguiti dalla tessera con cumulo punti, benefit su quantità e premi fedeltà
in occasione di ricorrenze. Meno apprezzati i depliant con promozioni nella
casella di posta e la consegna a domicilio (anche se a quanto pare gli addetti
ai lavori credono molto in queste azioni legate alla promozione del primo prezzo
per generare traffico).
Negli iper i consumatori apprezzano, invece, i periodi promozionali, il 3×2,
la tessera sconto e quella a punti, mentre non sono particolarmente graditi
i concorsi e le mostre e spettacoli sui punti vendita. Nelle superfici specializzate
in elettrodomestici e mobili il servizio gratuito di consegna e il ritiro dell’usato
è al top, seguito da periodi promozionali, tassi agevolati, tessere sconto
e campagne di lancio di nuovi prodotti.

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