Protezione dati, una missione «continua»

Symantec e Microsoft impegnate, contestualmente, a diffondere cultura e pratica della data protection, con il nuovo Backup Exec e Dpm.

Si sta smuovendo il mercato delle soluzioni per la protezione dei dati caratterizzate da un duplice fattore: automatizzazione e accessibilità (anche in senso economico).


Se, infatti, storicamente le azioni di amministrazione delle informazioni sono state appannaggio delle società più sensibili e, in un certo senso, pionieristiche (su entrambi i fronti, sia quello dell’offerta, sia quello dell’utenza) ora arrivano segnali che il tema sta diventando, come dicono gli americani, mainstream.


E, del resto, la validazione del concetto della data protection sta tutta in un evento affaristico, come quello dell’acquisizione di Veritas da parte di Symantec, che sottende la volontà da parte dell’acquirente di unire le due macro tematiche, della sicurezza e del backup dei dati, per creare un nuovo soggetto tecnologico, in cui la sommatoria abbia un respiro più ampio di quello dei semplici addendi.


Symantec più Veritas, insomma, significa dare sicurezza e continuità ai dati, mettendo sul piatto soluzioni fruibili dal più ampio numero di aziende, e, perciò, più facili da installare e più economiche da gestire.


In questo semplice quadro di base, allora, si inserisce il rilascio di Backup Exec 10D, ovvero l’aggiornamento della storica soluzione per il backup dei dati (finora conosciuta con l’abusato nome in codice di “Panther”), rivisitata e corretta da Symantec proprio dell’ottica della protezione dati continua, in inglese, Continuous data protetion, Cdp.


Banalmente, Cdp significa la possibilità di fare delle “fotografie” al complesso dei dati esistenti in un’azienda in determinati momenti, scopo conservazione sicura degli stesso, di fare ciò nel modo più automatico possibile, cioè tramite Web, e di dare la possibilità agli untenti di recuperare i file con altrattanta facilità.


Fra le funzionalità di BackUp Exec 10D, non per nulla, c’è Retrieve, che dovrebbe consentire agli utenti di conservare e ripristinare i propri file tramite un’interfaccia Web, sgravando dal compito lo staff di supporto It, come spesso, invece, accaduto in passato.


Il backup e il ripristino dei dati, quindi, nelle intenzioni dei fornitori di tecnologia, dovrebbe poter diventare un’operazione routionaria, perché ben automatizzata, sia a monte, sia a valle. Ad aiutare il processo, poi, proprio la tecnologia, trasparente all’utente: il sistema traccia e cataloga solamente i cambiamenti apportati ai dati, con ciò, però, proteggendo i dati nella loro interezza e creando versioni multiple dei file per il recupero e il ripristino. Per definire questo processo, si parla, in tecnichese, di granularità.


E oltre a Symantec, c’è anche Microsoft sullo scenario della data protection, a simboleggiare proprio una realizzata maturazione del comparto. La casa di Redmond ha pronto il Microsoft System Center Data Protection Manager, in sintesi, Dpm, uno strumento che solo la primavera scorsa era in versione beta e che girando su Windows Server 2003 punta a far gestire le repliche dei dati più o meno seguendo lo stesso tracciato della soluzione Veritas, ovvero puntando la propria attenzione ai cosiddetti snapshot, che altro non sono che l’immagine dei dati in un determinato momento.


Si tratta di uno strumento che viene proposto in alternativa a quelle realtà che finora hanno fatto affidamento sul backup su nastro, tutto sommato economico (950 dollari per una licenza server e tre di gestione) e che ha il grosso vantaggio di essere integrato alla fonte con Windows server.


Movimenti decisi, quindi, verso la base del mercato, sia quello di Symantec, sia quello di Microsoft, che, secondo gli analisti, trovano e troveranno consonanza in altri due grandi vendor del settore, come Ibm ed Emc, e anche nel comparto del software opensource, con soggetti come Revivio e XoSoft.

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