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Nel Blog per la Trasformazione Digitale del Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paolo De Rosa, Luca Attias e Francesco Paorici hanno condiviso la strategia per le infrastrutture digitali e il cloud e un quadro interessante sul panorama attuale basato sul censimento dei data center della Pubblica Amministrazione italiana.

Paolo De Rosa, Luca Attias e Francesco Paorici fanno parte del Team per la Trasformazione Digitale, i cui progetti sono confluiti nel Dipartimento per la trasformazione digitale che fa capo al Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione.

Passa attraverso la rivoluzione del cloud il piano per la razionalizzazione delle infrastrutture digitali della Pubblica Amministrazione italiana. Un piano che naturalmente prevede un percorso articolato, il cui primo passo è stato appena portato a compimento: la pubblicazione del censimento dei data center a oggi esistenti nella Pubblica Amministrazione, realizzato dall’Agenzia per l’Italia digitale (Agid).

Si tratta del primo passo, di una base da cui partire per sviluppare la strategia stessa, perché lo scopo del censimento era proprio quello di fare una fotografia della situazione attuale, per poter valutare i data center più obsoleti e quelli più efficienti.

Secondo una stima dell’Agid, in Italia operano circa 11 mila data center di varie dimensioni e capacità, gestiti da 22mila Pubbliche Amministrazioni.  La situazione attuale genera enormi problemi, in termine di spreco di risorse e di sicurezza. La strategia per le infrastrutture digitali si è posta dunque l’obiettivo di ridurre esponenzialmente questo numero, spostando i servizi delle Pubbliche Amministrazioni dai data center obsoleti o inadeguati, destinati a essere progressivamente dismessi.

La strategia del Dipartimento per la Trasformazione Digitale  ha definito una distinzione fondamentale tra infrastrutture che gestiscono servizi strategici e tutte le altre infrastrutture gestite dalle Pubbliche Amministrazioni. Le infrastrutture che gestiscono servizi strategici dovranno essere spostate sotto la gestione diretta di un Polo strategico nazionale (Psn), un soggetto giuridico controllato dallo Stato che avrà a disposizione un numero ridotto di data center nazionali.

Per tutte le altre infrastrutture che gestiscono i servizi ordinari della Pubblica Amministrazione ci sarà una razionalizzazione, che avverrà attraverso la dismissione dei data center più obsoleti e la migrazione dei servizi su data center più affidabili, oppure affidandosi a servizi cloud di mercato attraverso il programma Cloud della PA.

Al censimento, ha informato il Dipartimento per la Trasformazione Digitale, hanno partecipato 990 Pubbliche Amministrazioni, centrali e locali (quindi solo una parte del totale), permettendo la valutazione di 1.252 data center

Di questi 1.252 data center, la valutazione ha portato a una suddivisione tra: 62 classificati nel gruppo A, cioè di data center che potranno continuare a funzionare gestendo i servizi definiti “non strategici”; e ben 1.190 classificati nel gruppo B, di cui fanno parte le strutture più obsolete che dovranno essere dismesse quanto prima, perché prive dei requisiti di sicurezza ed efficienza necessari per gestire servizi pubblici.

Tutti gli altri data center non censiti rientrano di default nel gruppo B, quindi quello dei sistemi obsoleti. Tra i 62 data center del gruppo A, l’indagine ne ha invece individuati 35 particolarmente virtuosi, che potranno mettere a disposizione spazi e infrastrutture al Psn (ma non agire come Psn), per ottimizzare le risorse esistenti.

Pubblica Amministrazione cloud

Il quadro della situazione esistente, come dicevamo, è il primo passo per portare avanti la riorganizzazione delle infrastrutture digitali su cui viaggiano i servizi della Pubblica Amministrazione. Questo è tra gli obiettivi primari del Dipartimento per la trasformazione digitale ed è anche un aspetto centrale della sua strategia per i prossimi anni.

La strategia intende ottenere una serie di risultati importanti per il Paese: servizi digitali pubblici che funzionino, moderni e che rendano più facile la vita delle persone; la razionalizzazione delle risorse, in modo da far risparmiare soldi allo Stato creando allo stesso tempo opportunità per nuovi investimenti in aree di mercato innovative; la messa in sicurezza dei servizi pubblici e dei dati; un impatto benefico sull’ambiente.

La strategia per le infrastrutture digitali in Italia si inserisce inoltre nel percorso strategico e di investimenti intrapreso dall’Unione Europea sotto la guida della Commissione, che proprio in questi giorni ha pubblicato un piano d’azione sulla gestione dei dati e sull’intelligenza artificiale.

Il prossimo passo nel percorso di razionalizzazione delle infrastrutture digitali, dopo la valutazione del panorama attuale, sarà la migrazione dei servizi non strategici dei sistemi più obsoleti. Questo passaggio verrà portato avanti coinvolgendo in appositi tavoli di lavoro gli enti e le amministrazioni pubbliche che dispongono di data center sia del gruppo B che di quello A. Lo scopo è che questi ultimi possano aiutare i primi a migrare verso infrastrutture più efficienti, oppure a fornire le competenze necessarie a scegliere e utilizzare servizi cloud adatti alle esigenze.

In tal modo la razionalizzazione delle infrastrutture digitali sarà un percorso condiviso a cui tutti i soggetti coinvolti dovranno lavorare con unione di intenti.

Per quanto riguarda il processo di migrazione al cloud, sottolinea il Dipartimento per la trasformazione digitale, non si tratterà semplicemente di spostare un servizio da un data center obsoleto a uno più sicuro o efficiente. Piuttosto, questo passaggio rappresenta un processo culturale, di valutazione, riprogettazione e ripensamento di alcuni servizi, che possono essere dismessi, migrati o semplicemente esternalizzati ad aziende che forniscono soluzioni pronte per l’uso.

Quest’ultimo punto contribuirà a creare le maggiori opportunità di mercato per startup e piccole e medie imprese, che possono sviluppare e proporre servizi e applicazioni che rispondono alle esigenze che accomunano centinaia di Pubbliche Amministrazioni in Italia, e che oggi sono trattate da ogni ente in autonomia, con enormi sprechi.

Per favorire questo percorso, il Dipartimento per la trasformazione digitale fornisce vari strumenti:
•  un programma di abilitazione al cloud che guida le Pubbliche Amministrazioni nell’individuare i servizi che possono essere migrati e le soluzioni più adatte per gestirli in cloud;
•  un catalogo dei servizi qualificati da Agid, sotto forma di un vero e proprio marketplace.

Inoltre, il Dipartimento sta lavorando a una gara insieme a Consip, che sarà pubblicata all’inizio del 2021, con un nuovo modello di procurement multifornitore che renderà molto più snelle e rapide le procedure richieste alle Pubbliche Amministrazioni per dotarsi di servizi in cloud e di nuove competenze per essere in grado di gestire la migrazione dei propri servizi.

Il processo di procurement è una delle attività più onerose per le Pubblica Amministrazione e il Dipartimento per la trasformazione digitale lo ha individuato come punto centrale nel percorso di trasformazione dei servizi pubblici.

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