Ibm, Hp, Dell e Cisco inscenano coreografie di mercato incentrate sui servizi. Attenzione a non trascurare troppo l’hardware.
Non è un mistero che l’hardware conti oggi meno di ieri nella produzione industriale e nella creazione del valore.
Via via il software si sta trasformando da grande entità monolitica più o meno in grado di dialogare con il mondo esterno in una nuvola di moduletti che risolvono una parte del puzzle complessivo. Sembra ancora carente il rinnovamento del flusso di processo, ma non è questo il centro del presente editoriale.
La transizione di Dell da produttore di PC ad azienda di servizi continua passo dopo passo, con commenti spesso sarcastici dopo annunci rilevanti per la Borsa. Recentemente Forbes ha titolato “La morte di Dell non è esagerata di molto”[Dell’s Death Not Greatly Exaggerated], con riferimento ad una frase attribuita a Mark Twain a proposito della sua morte. Ma anche sulla frase di Samuel Langhorne Clemens (questo il vero nome di Twain) si dibatte su quanto ci sia stato di vero, per cui il titolo va preso con la dovuta ironia.
Fornire servizi richiede piattaforme software. In questa direzione, l’ultima mossa di Dell è l’acquisizione di Gale Technology, un’azienda specializzata nella gestione di data centre con o senza cloud più o meno privato, senza rendere pubblici i termini dell’accordo. Ovviamente Gale lavora con molti marchi, tra i quali Emc e Cisco. La mossa di Dell è stata annunciata pochi giorni dopo un annuncio analogo fatto proprio da Cisco, che prevede di acquistare Cloupia, anch’essa una fornitrice di software per l’automazione dell’infrastruttura. Gran parte del mercato del cloud, d’altronde, si giocherà proprio sul terreno dell’automazione.
Svendere hardware
La stampa fa spesso il paragone tra il cambiamento di Ibm (già avvenuto) e quello di Dell, ma a noi il paragone sembra non tenere, non foss’altro perché Ibm esisteva da tempo quando inciampò nel fenomeno Pc. Al momento di decidere se lasciare la presa o no, svariate divisioni di Big Blue conservavano ancora una certa inerzia fuori dal mondo del personal; inoltre la capacità produttiva di chip e memorie di Ibm non è stata minata particolarmente dalla grande rinuncia.
Più corretto, ma ancora differente, sembra il paragone con Hp.
Personalmente riteniamo sbagliato guardare all’hardware come ad una scarpa vecchia da dar via. La base di tutto, il vero motore, resta l’hardware: e se anche diventa commodity durante una fase, la transizione avverrà con una mutazione di paradigma che metterà fuori mercato chi non avrà avuto orecchie per sentirla.
Certo in questo momento gli hardware non specializzati, che hanno bassi margini di guadagno, stanno soffrendo molto. Ma anche perdere qualcosa aiuta a mantenere quante più quote di mercato possibile. Non sta ad un giornalista dire cose più profonde, ma siamo certo alle soglie di un cambiamento anche da questo punto di vista.
Light Server e Gpu galore
Il mix di guadagno di Intel muta abbastanza rapidamente e potrebbe mutare ancora più in fretta nei prossimi 12-24 mesi, a seconda dell’orientamento del mondo verso Windows 8 (che sarà comunque piuttosto lento). L’adozione di server con chip leggeri, proprio secondo Dell, si sta avvicinando ad un punto di flesso verso l’alto: alla piattaforma Copper (basata su Arm di Marvell) è stata aggiunta Zinc (sempre Arm, con Calxeda), con quest’ultima che verrà donata alla Apache Software Foundation per lo sviluppo di nuovi tipi di data centre.
Non bisogna poi dimenticare l’ascesa del mercato verticale delle Gpu e delle Gpu farm. In un mondo sempre più affamato di big data ed elaborazioni in tempo reale si tratta di un segmento che avrà grande gloria: oltre ad analizzare dati reali in tempo molto inferiore a quello dei server tradizionali (fisici o virtuali), infatti, le Gpu permettono di implementare modelli predittivi che cercano di anticipare il futuro. In Borsa, per fare un esempio, pochi millisecondi vogliono dire tutto.