Software community, prima ancora di indicare se stessa come una società di software, PrestaShop ha incontrato ieri a Milano, in occasione del primo PrestaShop Day organizzato in Italia, oltre 1.400, tra merchant, sviluppatori, Web agency, freelance e partner industriali.
A loro Luca Mastroianni, Country Manager di PrestaShop Italy, ha ricordato i dati di una community costituita, in tutto il mondo, da oltre un milione di sviluppatori, da 250 mila negozi attivi in oltre 195 Paesi, «anche grazie a 240 agenzie certificate e a 70 ambasciatori che ogni settimana organizzano eventi per diffondere la cultura dell’ecommerce».
In questo scenario, l’Italia, che rappresenta per PrestaShop il terzo Paese per numero di negozi attivi, è passata dai 15 mila merchant del 2015 agli attuali 20 mila. «Tra le ragioni di questo successo – ha spiegato il manager – la capacità di PrestaShop di rispondere sia alle esigenze delle piccole e medie imprese, sia dei grandi gruppi industriali».
Nei pagamenti il segreto di un ecommerce di successo
Ma perché sia di successo, la strada dell’ecommerce non può essere percorsa da soli. Mostra di averlo capito bene PrestaShop, che negli anni ha saputo tessere rapporti importanti con partner di livello internazionale.
Tra loro PayPal, attenta a sottolineare, per bocca di Federico Zambelli Hosmer, suo Head of Smb Western Europe, come «il 45 per cento dei merchant italiani non vende ancora all’estero nonostante l’opportunità rappresentata dall’export».
Con “soli” 19 miliardi di euro in termini di volumi prodotti, in Europa il mercato dell’ecommerce italiano è senz’altro più piccolo, rispetto a quello spagnolo o della Francia, dove i dati parlano, rispettivamente di 30 e quasi 70 miliardi di euro prodotti all’anno.
Ancora una volta, gli ostacoli si confermano le abitudini di pagamento, le diverse tassazioni, ma anche la compliance con i regolamenti dei Paesi in cui si intende operare.
Mobile e social, la svolta dell’ecommerce
Tra i trend emergenti sono, poi, da tenere in considerazione i pagamenti via mobile, «dove, però, l’esperienza di navigazione non corrisponde ancora a quella di acquisto» sottolinea Zambelli Hosmer, e le applicazioni di pagamento in ambito social. Quest’ultimo, identificato con il termine Contextual commerce, non riguarda un momento di transazione commerciale su un tipico sito di ecommerce, bensì via social network e chat.
Una vera e propria alzata di palla per Andrea Lai, Sales Manager, Facebook, attento a sottolineare, per prima cosa, come oggi quella creata da Mark Zuckerberg sia «una piattaforma marketing a 360°, dove il mobile rappresenta molto più di un trend che, in ambito ecommerce, è già ora realtà per lanciare nuovi prodotti o per entrare in nuovi mercati».
Da qui il suggerimento di continuare con le basi dell’online marketing ma di mettere a frutto le potenzialità offerte in ambito ecommerce da piattaforme come Facebook e Instagram «per creare esperienze di marketing personalizzato su vasta scala in qualsiasi momento della giornata».
Conoscere l’intero set di strumenti a disposizione
Google è una piattaforma che permette ad aziende grandi e piccole di aumentare la propria visibilità ma occorre conoscere bene gli strumenti a disposizione.
«Per prima cosa – spiega Gianluca Olivieri, Head of Partnership Development South Europe, Google –, occorre una strategia di audience per posizionare i propri prodotti per creare la giusta awareness o per convertire la volontà in acquisto o, ancora, per fidelizzare i clienti».
Occorre, poi, valutare in maniera aggregata e cross-device anche le performance delle campagne pubblicitarie perché il mobile commerce è solo un “pezzo” del percorso.
Portare l’eccellenza italiana verso mercati promettenti
Già in difficoltà nell’espandere il proprio business online in Europa, per molti merchant l’idea di andare a intercettare bisogni ed esigenze dei consumatori addirittura in Cina può apparire pura follia.
Eppure, una realtà come Alibaba sta facendo proprio questo.
Ne ha dato conto Christina Fontana, Senior Manager Business Development, Alibaba Group, sottolineando come oltre il 75 per cento del fatturato della società per cui lavora arriva dal mobile e che proprio questo aspetto cambia profondamente il processo di acquisto.
«Chi acquista sulla nostra piattaforma lo fa collegandosi più volte al giorno e pretende un’attenzione totale. Inoltre, il livello di servizio atteso dal consumatore medio cinese è completamente diverso da quello italiano. Il consumatore cinese che sta effettuando un acquisto dal suo device mobile si aspetta di avere a disposizione una chat online dedicata per ottenere in tempo reale risposte immediate e dettagliate».
Da qui il focus di Alibaba sull’upgranding del consumatore cinese per intercettare al meglio la domanda di un mercato costituito da oltre 450 milioni utenti medi che hanno bisogno di essere guidati con tecnologia, traduttori e giusti strumenti di business.