Radio, l’era digitale è ancora lontana

In Italia prende il via la sperimentazione sugli standard DMB e FM eXtra, ma il settore appare ancora in ritardo negli investimenti tecnologici

Sono ormai tanti anni che si parla di “digitale” nei settori legati ai media ed agli audiovisivi. Possiamo anzi dire che ormai tutto questo mondo è digitale o sta percorrendo una strada predeterminata verso questo tipo di evoluzione. Tutto, tranne la Radio: la radiofonia è ancora al 99,9% analogica. Non me ne vogliano gli editori radiofonici: non credo che, come pure alcuni autorevoli studiosi hanno sostenuto, la Radio digitale non si imporrà mai. Il passaggio al digitale è irrinunciabile per la sopravvivenza dell’emittenza radiofonica nel medio-lungo termine, ma dopo più di dieci anni di fughe in avanti e marce indietro, un po’ di disillusione c’è ed è ormai piuttosto diffusa.
Le novità maturate negli ultimi mesi in tema di Radio digitale sono infatti ancora una volta contraddittorie, in qualche modo, vuoi perché gli attori in campo sono nuovamente schierati su posizioni contrapposte, vuoi perché il Digital Audio Broadcasting (che nel frattempo ha subito mutazioni su mutazioni ed oggi si presenta ora come DAB+, ora come DMB) ancora una volta viene messo in discussione come standard di trasmissione digitale: ad ogni passaggio tecnologico un solo modello si impone veramente come standard, non due o tre.

Un film ‘indicativo’
Tanti anni fa, ai tempi in cui si iniziava a parlare di DAB, un regista colombiano girava un film destinato a cambiare la sua carriera: si intitolava “La strategia della lumaca”. Il film non ha nulla a che fare con la Radio digitale, ma sin dal titolo presta il fianco a più di un parallelo con quel che è successo in questi anni nel settore radiofonico… Il film racconta le vicende degli inquilini di una vecchia casa che vengono tutti sfrattati. Per evitare di abbandonare l’edificio, decidono di coalizzarsi e pensano ad una soluzione: se ne andranno, ma si porteranno dietro la casa, proprio come le lumache. I problemi legati alla transizione dalla Radio analogica a quella digitale sono probabilmente tutti qui: non c’è mai stata una vera univoca coalizione tra i “traslocanti” e poi non è mai intervenuto un vero e proprio ordine di sfratto esecutivo; infine, alcuni degli inquilini cercano a tutti i costi di portarsi dietro la vecchia casa, proprio come nel film, per non perdere il “diritto acquisito”.

Gli accordi di Rai Way
Il periodo precedente alle ferie estive è stato frenetico: sugli scorsi numeri avete letto delle ‘audaci’ dichiarazioni di Rai Way relative all’utilizzo del DMB come standard per la Tv digitale mobile, in contrapposizione alla scelta europea del DVB-H. In attesa di capire che cosa ne conseguirà, va detto che anche nel più stretto ambito radiofonico ci sono stati accordi importanti, che sembrano in grado di dare una decisa accelerata verso il DAB, da una parte, ma anche una netta sterzata verso l’FM eXtra dall’altra. Il 31 luglio Ray Way ed Aeranti Corallo hanno sottoscritto un accordo di cooperazione per lo sviluppo di un progetto comune di transizione alla radiofonia digitale terrestre (vedi Millecanali settembre). L’accordo prevede la costituzione di un “tavolo di dialogo” tra le due entità finalizzato ad ottenere un quadro regolamentare che permetta a tutti gli attuali operatori interessati di transitare al digitale a parità di condizioni, nonché ad approfondire e sperimentare lo standard DMB, comparandolo con la tecnologia FM eXtra. I progetti sono concreti: si parla di sperimentazioni in Banda III nelle aree di Bologna e di Venezia, con due multiplex in grado di ospitare almeno 17 emittenti ciascuno. Il progetto è interessante e nuovo nelle sue modalità di esecuzione: Rai Way mette infatti a disposizione i due impianti, mentre le emittenti di Aeranti-Corallo si occuperanno di codificare il loro segnale, scegliendo tra DAB+ e DMB, ovvero la cosiddetta “visual radio” in modalità slide show, quindi non con un flusso video, ma con immagini statiche che si susseguono. Si tratterà di multiplex interamente privati e locali nei contenuti, per i quali Rai Way realizzerà tutta l’infrastruttura ed il servizio tecnico, senza inserire però alcun segnale della Radio pubblica. L’obiettivo è iniziare la sperimentazione prima della fine dell’anno in corso. Poco prima di questo annuncio, anche FRT e RNA avevano fatto sapere che i consorzi CR DAB, Club DAB ed Eurodab avevano sottoscritto un accordo di cooperazione per sperimentare il DMB sulla città di Roma, anche in questo caso con la presenza di Rai Way, che fornisce in questo caso un supporto ingegneristico.


DAB o FM eXtra?
La questione più spinosa, però, riguarda la dichiarazione d’intenti di Rai Way e Aeranti Corallo relativa alla sperimentazione della FM eXtra, tecnologia che consentirebbe alle Radio di mantenere la stessa frequenza attualmente utilizzata per la trasmissione analogica, inserendo una sottoportante digitale. L’uovo di Colombo: con l’FM eXtra (in teoria) tutte le Radio potrebbero mantenere i propri segnali analogici e contemporaneamente trasmettere lo stesso programma anche in digitale. La “casa” della lumaca resterebbe saldamente attaccata, insomma. Il condizionale però è d’obbligo e i primi ad essere cauti sono proprio, saggiamente, i due soggetti coinvolti in questa iniziativa, Rai Way ed Aeranti Corallo: le sperimentazioni che sono state effettuate sono pochissime e nessuna ha sino ad oggi dimostrato che in un sistema come quello italiano, affollato e con ampie aree di interferenza, l’FM eXtra sia davvero applicabile utilmente. Va detto però che rispetto alla sperimentazione DAB è tutto più semplice, perché si tratta di test che ciascun editore può fare in autonomia (avendo richiesto ed ottenuto le necessarie autorizzazioni, naturalmente), senza bisogno di formare dei consorzi. Inoltre, non ci sono problemi di assegnazione di nuove frequenze. La prospettiva di questo protocollo di trasmissione è interessante, quindi, ma la sua efficacia e applicabilità sono lungi dall’essere certe.

Il problema delle frequenze delle emittenti locali
Non ha mancato di sottolinearlo con forza Roberto Giovannini, Presidente dell’Associazione Radio FRT, che ha portato a sostegno delle sue tesi quattro motivazioni. La prima è di ordine tecnico, perché il sistema FM eXtra, come accennavamo, ha bisogno di una “spaziatura” fra un canale e l’altro di 200 KHz, in mancanza della quale il rischio di interferenze cresce sensibilmente. «La situazione radioelettrica italiana, priva di pianificazione analogica – ha spiegato Giovannini – , non ne consente in alcun modo un’applicazione generalizzata». Il secondo aspetto negativo dell’FM eXtra, secondo FRT, è il fatto che gran parte del settore radiofonico si è orientata da anni verso il DAB. Secondo Giovannini, «si verrebbero a creare due mercati paralleli e certamente quello dell’FM eXtra rischierebbe di diventare un mercato residuale, con la ghettizzazione dell’emittenza locale di medie e piccole dimensioni, senza contare che sarebbe molto difficoltoso avere a disposizione ricevitori per un tale mercato». Il terzo motivo riguarda il fatto che tutti i grandi Paesi europei hanno di fatto scelto il DAB+/DMB; infine, quarto motivo, «un eventuale sviluppo dell’FM eXtra, sempre dopo una pianificazione delle frequenze, potrebbe portare l’emittenza locale a perdere un patrimonio di frequenze, soprattutto in banda L, che potrebbero essere assegnate ad altri soggetti non radiofonici».

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