La percezione, da parte di chi in questo mercato vive ed opera, c’era già. Netta per di più.
Ora però arrivano le cifre, quelle ufficiali, quelle degli analisti, a confermare la tendenza.
Non è più tempo di crescite da record, non è più tempo neppure di crescite a due cifre: il mercato dei tablet sembra essere già giunto alla sua (prima) saturazione.
Secondo Idc, infatti, il 2014 dovrebbe chiudersi per il comparto con un modesto +7,2% a 235,7 milioni di unità, davvero lontano dal + 52,3% di un anno fa. E, quel che è peggio, non si tratta di un fenomeno estemporaneo: dal 2014 al 2018 il tasso di crescita medio annuo sarà del 5,4 per cento, con il minimo nel 2018, quando la crescita scenderà sotto il 4 per cento.
Interessante, leggendo i dati presentati da Idc, il riassetto degli equilibri tra le piattaforme.
Android continua a dominare il comparto, con una share del 67,7% e una crescita del 16 per cento anno su anno, alla soglia dei 160 milioni di unità. iOS, invece, ne risente e i suoi quasi 65 milioni di unità, che le garantiscono comunque una share del 27,5 per cento, rappresentano un regresso del 12,7 per cento rispetto al 2013.
I tablet o i 2-in-1 a cuore Windows sono comunque minoritari, con quasi 11 milioni di unità pari al 4,6% del comparto, ma rappresentano una crescita del 67,3%.
Nel 2018, sarà ridimensionamento per le due piattaforme più diffuse, con Android al 64% e iOS al 24,5%, mentre Windows riuscirà a salire all’11,4% del comparto.
Non si tratta di una disaffezione. Il prodotto tablet piace e interessa ancora, ma, diversamente dagli smartphone, ha un ciclo di vita e dunque di sostituzione decisamente più lungo: si parla di un minimo di 3 anni, con sforamenti non infrequenti verso il quarto anno di utilizzo.
La domanda importante viene e sempre di più verrà dai Paesi emergenti, che già ora si aggiudicano oltre la metà del mercato.