Nel primo quarter 2007 sale l’It mentre crollano le telecomunicazioni.
Il rilascio del corposo volume del Rapporto Assinform 2007, da parte
dell’associazione del settore Ict, Aitech-Assinform, ha offerto l’occasione per
un’ulteriore analisi dell’andamento del mercato in questa prima parte dell’anno,
alla quale ha contribuito anche Linda Lanzillotta, ministro per gli Affari
Regionali e le autonomie locali.
I dati, come di consueto, sono stati commentati da
Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting (la società che
elabora il Rapporto) che ha ricordato come l’Italia continui a rimanere
il fanalino di coda in fatto di investimenti in Ict
rispetto ai paesi più industrializzati. Infatti è cresciuta nel 2006 del 2% (+2,1% nelle Tlc e + 1,6% nell’It) contro un +5,5% del mondo.
Nel primo trimestre 2007 il settore Ict ha evidenziato «una
perdita grave di velocità» come ha osservato Capitani in quanto
cresce solo dell’1,1% rispetto al pari periodo del 2006, dovuta essenzialmente
alla brusca frenata delle Tlc, essendo cresciute di uno 0,9% da un +4,9% del
primo trimestre 2006.
L’It, invece, ha consolidato l’andamento positivo ed è salita a un +1,5% (da un +0,9% di un anno prima) per complessivi 4,681 miliardi di euro. In particolare, questo dato è dovuto a una summa di trend che vedono i servizi calare leggermente rispetto al 2006 e attestarsi a un +0,1%, valore che però, secondo Capitani, non deve trarre in inganno e che non dà il reale movimento del comparto, in quanto ha risentito di rinegoziazioni di contratti in essere, ma ci sono anche progetti in corso che evidenziano una domanda di servizi.
È salita al 2,7% l’area del software,
grazie all’attivazione di progetti di virtualizzazione, di sicurezza,
progetti Soa e di integrazione applicativa, in ottica di
verticalizzazioni e di rinnovo del parco applicativo, soprattutto da parte delle
medie imprese, per le quali si può dire che ci troviamo davanti a una seconda
ondata di rinnovamento. La componente hardware ha quasi raddoppiato la sua
crescita (+4%) grazie al mercato dei pc, che è risultato il primo in Europa per
tasso di incremento: infatti in volume è aumentato del 15% e del 6,4% in
valore.
Questo trend è determinato dai nuovi annunci di sistemi operativi da parte di Microsoft con Vista e Office 2007, ma anche il mondo consumer, con il suo dinamismo, ha dato il suo contributo.
Il forte calo delle Tlc è dovuto al rallentamento dei servizi mobili penalizzati dall’abolizione dei costi di ricarica, «elemento che però verrà ridistribuito nel corso dell’anno» ha osservato Capitani.
All’interno del
comparto è cresciuta del 10,8% la voce sistemi e terminali dovuta alla
nuova offerta di sistemi di telefonia Ip, che dopo la grande azienda stanno per
essere adottati anche dalle medie aziende. Questo scenario porta
Capitani a sbilanciarsi sulla crescita dell’intero anno, che viene stimata in un
+2% per l’It e in un +1% per le Tlc, portando quindi il valore dell’Ict a un
+1,3%. Si attua, quindi un sorpasso dell’It sulle Tlc, che tuttavia non è
sufficiente per recuperare i numerosi ritardi accumulati.
Infatti l’Italia rimane un paese con una
significativa ignoranza informatica, che spende per occupato 878 euro all’anno
contro i 2.945 degli Usa, i 1.837 della Germania e i 2.050 della Francia. Ma
oltre ai divari esterni il nostro paese ha anche pesanti divari interni dovuti
ai diversi investimenti in It fatti delle macro aree territoriali: il Nord-Ovest
spende per abitante 501 euro, il Centro 418,3, il Nord-Est 375,6 e Sud e Isole
155,3%.
Tuttavia, ha sottolineato Capitani, accanto ai
ritardi, ci sono situazioni significative che ricevono dall’Ict un contributo
importante di crescita e tra i tanti esempi ci sono i distretti tecnologici
(oggi sono 25 quelli censiti) ai quali vanno sommati i parchi scientifici che
sono entità impegnate in settori innovativi e che contribuiscono a diffondere
innovazione e conoscenza nei territori di appartenenza. A fianco ci sono anche i
distretti industriali tradizionali, per cui si sta osservando che all’interno di
questi distretti si sta distinguendo chi ha saputo innovare a tutto
campo (processo, prodotto, brand, design, produzione
internazionalizzata), perché riesce a crescere grazie anche all’Ict, mentre chi
invece chi non ha innovato subisce delle profonde penalizzazioni. Per cui non
possiamo più parlare di settori tradizionali e non, ma parlare di settori e
imprese, anche tradizionali, che innovano e settori e imprese che non
innovano.
«L’Italia – ha concluso Capitani – si sta riprendendo, ma i risultati possono arrivare solo dal territorio, in quanto la crescita e lo sviluppo del paese devono ripartire dal basso, devono poggiare su una robusta iniezione di nuove tecnologie, in modo da valorizzare tutte le positività che sono latenti nei vari territori e questo può avvenire solo creando sinergie e un ecosistema con metta a fattor comune tutte le azioni innovative svolte da tutti gli enti presenti nei territori, come Pa illuminate, università, imprese innovative, un mondo nuovo che deve essere portato in superficie per recuperare competitività e crescita, ma tutto questo deve avere come materia prima l’Ict».