57 miliardi per la transizione ecologica, 42,5 miliardi di euro per il digitale, 31,9 per istruzione e ricerca, 25,3 per le infraastrutture; 19,1 per inclusione e coesione, 15,6 per la salute, che diventano 19,7 miliardi, sommando altri fondi.
Sono queste le cifre di massima del Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa che il governo si appresta a varare definitivamente per poi presentarlo in Europa entro i tempi stabiliti da Bruxelles.
Complessivamente, quindi, il presidente del Consiglio Mario Draghi presenta un Piano nazionale di ripresa e resilienza da 221,5 miliardi totali, di cui 191,5 riferibili al Recovery fund e 30 miliardi per finanziare opere al di fuori del piano, e per scaricare a terra una spinta al PIL che dovrebbe tradursi nel 3,6% fra cinque anni.
Come riporta l’ANSA, la bozza del Recovery Plan realizzato dal Governo è un documento di 318 pagine e indica obiettivi, missioni, priorità trasversali e riforme.
Il Piano, riporta sempre l’agenzia, “comprende un ambizioso progetto di riforme” con “quattro importanti riforme di contesto: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza”.
30 tecnologie per il Recovery Plan
Secondo Mario Draghi l’impatto del Piano nazionale di ripresa e resilienza legato al Recovery plan sarà nel 2026 di almeno 3,6 per cento più alto rispetto all’andamento tendenziale, mentre l’effetto sull’occupazione sarà di quasi 3 punti percentuali.