Delle risorse provenienti dal piano Next Generation EU nel contesto del Recovery plan (per complessivi 222,9 miliardi di euro), il ministero dell’Economia e delle Finanze conta di investire 46,18 miliardi di euro in digitalizzazione, e non più 49 come inizialmente previsto.
Le risorse sono suddivise in 26,73 miliardi per la Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, 11,45 miliardi per la Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pubblia amministrazione e 8 miliardi per Turismo e Cultura 4.0.
Oltre alla digitalizzazione, infatti, il piano ha altre cinque missioni. L’inclusione e la coesione, la rivoluzione verde e transizione ecologica; istruzione e ricerca, infrastrutture per la mobilità sostenibile, sanità.
Considerando gli altri fondi UE, l’Italia potrà gestire complessivamente 310,6 miliardi, di cui 85 miliardi per inclusione e coesione, 78,8 per la rivoluzione verde e transizione ecologica, 58,9 per la digitalizzazione, 34 per istruzione e ricerca, 33,1 per le infrastrutture e 20,7 miliardi per la salute, di cui, si apprende 12,8 miliardi per Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria; 10,7 miliardi per Ammodernamento tecnologico e digitale; 7,9 miliardi per Assistenza di prossimità e telemedicina; 7 miliardi per Potenziamento assistenza sanitaria e rete territoriale; 2,14 miliardi per Ricerca e trasferimento tecnologico e formazione.
Nel complessivo Piano Nazionale di ripresa e Resilienza, in cui si innesta il Recovery plan con fondi UE, Pnrr, si parla ovviamente anche di reti in fibra ottica, 5G e gli investimenti per il monitoraggio satellitare: 4,2 miliardi di euro di cui 1 già stanziato per progetti in essere.
Fa parte di questo contesto il Piano Italia 1 Gbit/s che prevede il completamento del progetto BUL (Banda ultra larga), con iniziative per il collegamento all’utente finale delle connessioni ultraveloci e la sua estensione alle nelle aree grigie, e la copertura in fibra ottica di realtà pubbliche prioritarie: scuole, sanità, musei.