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Recovery plan, Red Hat: portiamo il cloud a un livello superiore

Intervista a Rodolfo Falcone, Country Manager di Red Hat Italy.

Abbiamo realizzato un ciclo di interviste con le principali società ICT e digitali sul 2021, alla luce del tema del Recovery plan, il piano per la ripresa, economica e sociale, delle nazioni europee.

Il governo italiano lo ha chiamato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l’Europa ha varato la formula Next Generation EU. A noi, nella sede che ci compete, quella tecnologica, piace declinarlo come Next Generation IT: IT inteso, sia come Information technology, sia come Italia.

Otto domande, le cui risposte ci consentono di portare a evidenza la posizione della società e a costruire un quadro complessivo di partecipazione delle realtà ICT alla crescita del Paese in senso digitale.

Il contesto di partenza, dunque, è quello del Recovery Plan. Dei 196 miliardi di euro che potrà investire il nostro paese, quasi 49 miliardi saranno destinati alla trasformazione digitale della società italiana. Ma il digitale entrerà anche negli altri settori: la sanità, l’istruzione, le infrastrutture e la transizione verso la sostenibilità energetica e ambientale. In tutti questi ambiti il ruolo dell’ICT sarà centrale nel 2021.

Li affrontiamo sulla base di sette argomenti più uno: tecnologie per il recovery plan, smart working, data driven, cloud, cybersecurity, intelligenza artificiale, 5G. L’ottavo elemento è quello “celato” nel DNA della società e connota in modo inequivocabile e distinguibile la cifra tecnologica, il contributo che darà allo sviluppo digitale nazionale.

Intervista a Rodolfo Falcone, Country Manager di Red Hat Italy.

Nel contesto del Recovery plan – Next generation IT, quali sono le leve tecnologiche che andranno mosse per prime, per ottenere quali obiettivi?

Il recovery plan rappresenta sicuramente un’opportunità importante per la nostra economia, perché metterà a disposizione fondi importante, che sarà cura di tutte le parti in causa sfruttare al meglio. Mentre aspettiamo che tutto venga definito nei dettagli, vediamo con piacere come la voce digitalizzazione e innovazione sia stata considerata prioritaria, con un’allocazione di ben 48,7 miliardi. Sarà però fondamentale non procedere per compartimenti stagni, visto che anche l’innovazione negli altri ambiti, come rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, parità di genere, sanità, non potrà prescindere da una estesa digitalizzazione.

Questa secondo noi può e deve essere la chiave di volta del rinnovamento che nascerà dal Recovery Plan: digitalizzare i processi che guidano la Pubblica Amministrazione per renderli più efficienti ed efficaci, oltre che trasparenti. La pandemia ci ha mostrato come una catena decisionale snella e veloce sia importante per affrontare una realtà in continua evoluzione. Da questo dobbiamo partire per rinnovare i processi tenendo conto delle tecnologie attualmente disponibili, con cloud, automazione e analisi avanzata dei dati in primo piano.

Lo smart working diventerà strutturale: con quali impatti tecnologici e organizzativi, in termini di workflow?

L’effetto più evidente è la scomparsa del perimetro aziendale. Le aziende ormai si estendono ovunque ci sia un dipendente, un collaboratore o un partner. Questo porta una serie di problematiche importanti dal punto di vista della sicurezza, ma chiama anche a una profonda riflessione organizzativa.

Cresce la necessità di collaborazione tra parti che sono distanti tra loro, e che devono poter interagire come se fossero fianco a fianco. Dal punto di vista tecnologico questo si traduce in sistemi e applicazioni sempre disponibili, ovunque siano i loro utenti. Any application, anytime, anywhere, è da sempre un mantra di Red Hat.

Il cloud, meglio se aperto e ibrido, gioca un ruolo fondamentale in questa evoluzione, come del resto la capacità di automatizzare i processi di business rendendoli più efficienti, ma anche di gestire e analizzare i dati in tempo reale sfruttando al meglio intelligenza artificiale e machine learning. Tutto questo nel segno della massima apertura, che è l’altro nostro mantra. Applicazioni e piattaforme devono essere aperte e collaborative, per consentire alle organizzazioni di essere ancor più agili e flessibili.

Stiamo costruendo una società che deve imparare a coltivare i dati sin da quando nascono. Cosa servirà fare, soprattutto sul fronte delle PMI?

Serve una nuova consapevolezza, sull’importanza dei dati per il business. Molte aziende l’hanno già chiara, anche tra le Pmi, perché sono proprio i dati che consentono loro di muoversi con agilità sul mercato raggiungendo traguardi impensabili. Ma siamo solo all’inizio. Ogni organizzazione produce in continuazione grandi quantità di dati, che non vanno solo gestiti ma anche analizzati per guidare il business.

Servono soluzioni storage software-defined, che consentano di capire in ogni momento quali dati si hanno a disposizione, distinguendo quelli realmente critici dagli altri.  Soprattutto serve integrazione tra tutti i sistemi, cosa da non dare per scontato anche se è un discorso non nuovo – e una nuova intelligenza, vicino a dove nasce il dato. Qui l’IoT e l’edge computing possono sicuramente supportare questa evoluzione.

Nel 2021 il cloud sarà per tutto e per tutti: il multicloud diventa la nuova pista di decollo?

Il cloud non è più un mistero insondabile, ma è ormai un compagno di viaggio fidato per molte aziende. Perché il cloud mantenga nella realtà i vantaggi che promette, è fondamentale che questo stesso cloud sia declinato su due direttrici, quella ibrida e aperta e quella del multicloud, che possono convivere tra loro moltiplicando i loro benefici. Il cloud promette flessibilità e libertà di scelta, valori difficilmente compatibili con la scelta di un unico fornitore, con tutti i rischi di dipendenza che questo può comportare. Puntando su un open hybrid cloud, l’azienda mantiene la libertà di scegliere se e quale cloud utilizzare per quali sistemi e applicazioni, dosando il suo impegno (anche economico) sulla base delle proprie effettive necessità, senza mai rischiare di perdere il controllo sui propri asset. Proprio per gli indubbi benefici che offre, ci aspettiamo che nel 2021 il multicloud rientri sempre più nelle agende delle imprese.

Al pari della salute, la sicurezza è sempre più un tema da regia nazionale. Per quella digitale l’Italia è chiamata a fare un passo avanti. Cosa servirà per compierlo?

La sicurezza è sempre un aspetto fondamentale, tanto più quando si affronta il tema di una profonda digitalizzazione di processi e servizi. Oltre agli aspetti di comodità ed efficienza, serve che la sicurezza sia sempre nei pensieri di chi disegna di vari servizi. Si parla di security by design, la sicurezza non può essere applicata dopo, come un add on a qualcosa che è già stato creato, ma deve essere considerata in fase di progettazione. Serve collaborazione tra le varie realtà, anche tra i vendor che competono tra loro. Serve un approccio collaborativo e comunitario, che consenta di affrontare il tema a 360 gradi. E serve una forte spinta centrale in tema di consapevolezza e alfabetizzazione. Nel momento in cui i servizi vengono offerti in modo sempre più digitale, deve crescere la confidenza che questi stessi servizi siano sicuri da utilizzare.

Sdoganata dalle applicazioni consumer, l’intelligenza artificiale non sembra più essere un “nemico” della società. In che modo la vedremo messa a frutto per la crescita del Paese?

L’intelligenza artificiale troverà la sua massima applicazione nell’analisi di dati sempre più ricchi e articolati, provenienti dalle fonti più disparate. Abbiamo già parlato delle enormi quantità di dati che vengono creati ogni giorno dalle persone fisiche e dalle organizzazioni, e del ruolo che l’intelligenza artificiale può e deve avere per analizzarle in ottica di business. Ma non si tratta solo di business: l’emergenza pandemica ha mostrato come un’analisi tempestiva ed efficace dei dati possa aiutare ad affrontare anche un fenomeno sconosciuto e potenzialmente inquietante. Lo stesso vale per le tendenze macroeconomiche legate ai principali indicatori. Un’analisi basata su intelligenza artificiale sarà efficace, completa e imparziale, e consentirà di prendere decisioni tempestive e informate. Anche qui, serve un approccio lungimirante da parte delle entità governative, chiamate a comprendere prima e investire poi.

Il 5G è alle porte. Come si potrà partire contestualizzandolo nei settori del recovery plan?

Con le sue capacità di connessione virtualmente illimitate, il 5G non sarà solamente un forte abilitatore del cambiamento, ma sarà la base tecnologica necessaria su cui si potranno sviluppare tutte le direttrici indicate nel piano. La connettività 5G consentirà di raccogliere tempestivamente i dati sul territorio, condividerli e analizzarli in tempo pressoché reale, rendendo i processi decisionali – delle aziende, ma anche delle organizzazioni pubbliche – più efficaci.

L’ottavo elemento: cosa caratterizzerà l’agire di Red Hat nel 2021?

Il 2021 per Red Hat si concretizzerà nell’ulteriore sviluppo di soluzioni tecnologiche pensate per rispondere alla necessità delle organizzazioni che intendono portare il loro business nel futuro, senza rinunciare a benefici concreti e misurabili già nel breve termine. Alla base di tutto ci sarà la trasformazione digitale, sempre più evidente concreta, articolata su pilastri quali framework per lo sviluppo di applicazioni moderne, integrate ed integrabili, containerizzate e basate su microservizi; tecnologie per la costruzione di infrastrutture cloud ibride e aperte; strumenti di gestione e automazione di infrastrutture informatiche e processi; servizi consulenziali che possono permettere il salto necessario da un punto di vista organizzativo in termini di agilità, collaborazione e cultura.

Tutto questo facendo leva sul modello open source, che da sempre guida le strategie e l’operato dell’azienda, e che recentemente ha fatto vedere in modo ancor più evidenti i suoi benefici su tutti i livelli. Flessibilità, libertà di scelta e innovazione sono elementi che una condivisione continua ed estesa delle competenze permette di accrescere ulteriormente e mettere al servizio di tutti, per un progresso che sia davvero universale.

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