Red Hat: al cloud serve la libera scelta

Con la nuova strategia basata su JBoss la società si taglia un vestito open nell’arena dei servizi.

Secondo quanto riportano le cronache americane, per il direttore tecnologico di Red Hat, Paul Cormier, oggi ci sarebbero solo due società in grado di fornire un’infrastruttura enterprise adatta al cloud, Microsoft e, appunto, Red Hat.

Bmc, Ca Technologies, Hp, Ibm e Oracle, per citare alfabeticamente qualche nome, potrebbero avere obiezioni al riguardo. Ma rimane il fatto che Red Hat stia puntando decisamente sul cloud e lo stia facendo, coerentemente con il proprio retaggio, all’insegna della totale portabilità delle applicazioni.

Per la società che sta adeguando tutti i propri prodotti al cloud computing, infatti, è importante non dare l’idea di voler legare gli utenti alle piattaforme. Piuttosto, si tratta di esaltare il concetto open in ambito cloud.

Ecco perché Red Hat sta posizionandosi come provider open source di cloud ed ecco perché lo fa tagliandosi un vestito alternativo a quello di Azure di Microsoft.

La strategia di Red Hat riguardo al Paas (Platform-as-a-Service) verte su JBoss come middleware abilitante di un’offerta disegnata per consentire ad aziende e a forniotori di servizi su Web di creare e distribuire applicazioni senza vincoli di piattaforma. A JBoss, allora, il ruolo di abilitare framework diversi, da Java al resto del mondo tecnologico.
Parimenti, le cloud image di JBoss saranno disponibili insieme a quelle di Amazon (Ec2) o di Microsoft (Hyper-V). Il PaaS di Red Hat farà uso di container per transazioni, messaging e integrazione applicativa.

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