Risparmio ed efficienza spingono i progetti green

Quando si parla di green It, l’attenzione si concentra prevalentemente sui data center, proprio perché è qui che si verifica il maggior consumo in relazione all’Ict. Ma, assieme al rispetto ambientale, i Cio devono far fronte a un altro aspetto: il contenimento dei costi

Se fino a qualche tempo fa un “pc acceso” era sinonimo di produttività, il sillogismo ora non è più tale. In un’ottica di risparmio energetico, contenimento dei costi e rispetto ambientale, le aziende iniziano a valutare l’efficienza e l’efficacia anche su altri parametri, fermo restando che le applicazioni always on continuano a essere considerate un progresso. Tuttavia, quando si parla di green It, l’attenzione si concentra, prevalentemente, sui data center, proprio perché è qui che si verifica il maggior consumo per quanto riguarda l’Ict.

«La consapevolezza sul tema sta crescendo – ha indicato il Cio di Eni, Gianluigi Castelli, durante un recente convegno, organizzato dal ClubTi di Milano e Assolombarda – e poco per volta, oltre ai server, andrà ad abbracciare anche altri aspetti, come ad esempio le stampanti, perché il fronte/retro permette di ridurre non solo l’uso della carta in azienda, ma incide anche sulla produzione mondiale». Un atteggiamento attento, a maggior ragione provenendo da un’azienda che ha come core business proprio l’energia. «Stiamo procedendo al consolidamento e alla virtualizzazione della server farm – ha proseguito – ed è in fase di studio l’evoluzione dei data center, che in Italia sono due. Disponendo già del sito adatto, che dovremo però riorganizzare, contiamo di essere operativi nel 2011. Certo godiamo del vantaggio di poter contare su impianti di cogenerazione, ma stiamo anche valutando diversi esempi realizzati nel nostro paese e all’estero, perché bisogna considerare attentamente vari aspetti tra cui il layout dei pavimenti, la gestione dei flussi d’aria, la mappatura termica della sala e la tipologia di raffreddamento. In Lombardia, poi, la falda acquifera è poco profonda e potrebbe, quindi, essere utilizzata a tal proposito». Castelli ha messo, poi, l’accento sul ruolo che possono e devono giocare i vendor, perché le cifre per diventare un’azienda green sono, comunque, consistenti: «Prevediamo un investimento di 50 milioni di euro, senza forzare il cambio delle macchine, ma seguendo il normale aggiornamento. Il pay back dovrebbe chiudersi nel giro di 9 anni. Ogni dodici mesi, inoltre, eviteremo di emettere 9.700 tonnellate di anidride carbonica. In linea generale, comunque, è buona norma individuare i corretti Kpi per consentire stime opportune».

Anche per Mapei, i data center sono due (per le 42 sedi nel mondo), e consolidamento e virtualizzazione rientrano tra le priorità dell’It. «La strategia – ha spiegato Lorenzo Anzola, Cio della multinazionale – è spinta dalla volontà di fornire servizi omogenei, ottimizzare il tempo di erogazione, sfruttare la capacità elaborativa lungo l’arco delle 24 ore e risparmiare su hardware e costi energetici. La sensibilità green ne è una conseguenza».

Passi in direzione di un’impostazione “verde” sono stati fatti anche dal comune di Milano: «Si tratta di un discorso complesso in una grande città – ha commentato Alessandro Musumeci, Cio dell’ente -, ma ci stiamo impegnando su più fronti, dall’attenzione ai beni rinnovabili, alla distribuzione di pc a basso consumo energetico, dalla diffusione del Wi-Fi al rifacimento del Ced, fino alla gestione di gare privilegiando parametri di rispetto ambientale. Fino ad ora abbiamo ridotto del 15% i consumi elettrici, ma si può fare di meglio». E per farlo, secondo Roberto Gerbo, energy manager di Banca Intesa Sanpaolo, bisogna sviluppare parametri cui fare riferimento e, al contempo, investire su dati informatizzati. «Se si è in grado di mostrare il risparmio, i progetti si sponsorizzano da soli – ha indicato Gerbo -. Spesso, si è più sensibili alla convenienza economica che non al rispetto ambientale, è vero, ma lavorare bene non costa di più, se non a livello organizzativo». Un’indicazione dettata dall’esperienza di un manager il cui ufficio, inserito nella direzione immobili e acquisti, esiste da quasi un anno ed è composto da sei persone.

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