La crescita "disordinata" di questo comparto impone all’offerta delle fotocamere digitali un ripensamento per non "riempire un solo canestro"
Giugno 2005, Secondo Idc il comparto del digital imaging sta conoscendo
una crescita disordinata e poco metodica, lasciando spazio anche a dispositivi
diversi. I produttori rincorrono le funzionalità, gli utenti il prezzo.
Poco lungimirante il mercato delle fotocamere digitali.
Di sicuro è un’analisi piuttosto severa quella presentata da Idc
relativamente al mercato delle macchine fotografiche digitali.
Secondo la società di ricerca, il comparto dovrebbe conoscere ancora
un paio d’anni di forte crescita, per poi rallentare fino a calare.
Ma c’è qualcosa che va oltre le sole cifre.
Idc mostra un certo scetticismo nei confronti delle dinamiche che interessano
il comparto. Una crescita troppo veloce, come quella in atto, di fatto è
una crescita disordinata, che vede proporre agli utenti, in sostituzione delle
tradizionali fotocamere, una pletora di dispositivi abilitati alla cattura delle
immagini, dai telefoni cellulari ai palmari ad altri dispositivi integrati.
Ecco, dunque, che si perde la prima prerogativa della tradizionale pellicola
fotografica: l’ubiquità. E di questo aspetto si devono fare carico
(essendo un po’ colpevoli) anche i produttori di fotocamere, più
attenti a rincorrere le funzionalità che a coprire il mercato in modo
capillare.
E proprio questa scarsa lungimiranza, questa attenzione a "riempire un
solo canestro" (definizione di Idc), porterà il comparto a toccare
i 94 milioni di unità all’anno nel 2006, per poi scendere, nel
2009, a 82 milioni.
E sarà per questo fondamentale che gli stessi produttori di fotocamere
rivalutino attentamente il loro ruolo nei prossimi 18 mesi.