Il distributore bolognese si vuole distinguere focalizzandosi sui piccoli assemblatori e copre il mercato con l’ausilio di circa 200 subdistributori regionali
Dealer innan-zitutto, poca Gds e tanti subdistributori. È questo
il mix di clientela di Rs, distributore bolognese specializzato in componentistica,
che ultimamente ha deciso di dedicarsi prevalentemente al canale dei rivenditori,
con una predilezione per i classici dealer con il pallino dell’assemblaggio.
Molti di questi forniti direttamente, altri, invece, attraverso l’intermediazione
di subdistributori regionali.
«L’attività di Rs è,
fin dall’89 quando è nata, di ricercare all’estero brand con alto
potenziale da portare sul mercato italiano – dichiara Nicola
Bretta, responsabile commerciale di Rs –. Di questi marchi
siamo quasi sempre esclusivisti per l’Italia, e ci occupiamo di svilupparne
il mercato, anche grazie al coinvolgimento dei subdistributori. A oggi
sono circa 200 i distributori regionali cui vendiamo i prodotti che importiamo,
i quali a loro volta li rivendono alla loro rete di dealer. Il nostro
listino è poi completato da altri brand, più noti e presenti
anche presso altri distributori, che vengono venduti direttamente da noi
ai reseller in tutto il territorio nazionale». Reseller connotabili
nei classici computer shop che assemblano computer o che rivendono componentistica
sfusa.
Un target, quello del modding,
cui il distributore punta anche per differenziarsi dai classici distributori
nazionali, che supporta con servizi tra cui un sito B2b per la vendita
al canale, dove i rivenditori possono controllare disponibilità
dei prodotti, scontistica e prevedibilità di arrivo dell’ordine;
e un servizio di assistenza tecnica, con cinque persone dedicate. Con
un listino in continua crescita, cui negli ultimi mesi si sono aggiunte
le schede madri e i barebone di Epox, le schede di acquisizione Tv di
Hauppage e i gruppi ottici e i masterizzatori di LiteOn.
Margini ridotti da Gdo e Gds
Un’offerta che, dicevamo, è indirizzata anche agli operatori della
Gdo e Gds, sui quali, però, il distributore sta gradualmente facendo
marcia indietro.
«Il business che deriva dalla Grande distribuzione non si può
certo trascurare – riprende Bretta –. Si tratta di un buon
giro d’affari che, comunque, abbiamo deciso di ridimensionare. Fino allo
scorso anno il nostro fatturato derivava, per circa il 50%, proprio dalle
grandi superfici, ma oggi abbiamo ridistribuito le vendite su altri canali,
riducendo tale percentuale al 20 per cento». Motivo principale
la marginalità risicata che si riesce a ottenere.
Ma anche, azzardiamo noi, una mossa preventiva alla tendenza in atto che
vede i grandi nomi della Grande distribuzione rivolgersi con crescente
insistenza direttamente ai vendor. «è vero –
ammette Bretta –, ma non sono poi molti i vendor che possono seguire
questi operatori. Spesso i brand stranieri sono in Italia con poche persone.
Mentre la Gdo va monitorata in continuazione. Inoltre, le grandi catene
hanno dei tempi di pagamento un po’… dilatati, e l’intermediazione
di un distributore è ancora indispensabile».