Per il ceo di Symantec non si sono più ostacoli al private cloud. Pronti 16 servizi globali. E per agire sulla virtualizzazione c’è V-Ray.
«Più di un Cio mi ha detto che vive il periodo attuale come quello di maggior cambiamento degli ultimi 15 anni». Lo ha ammesso Enrique Salem, il ceo di Symantec alla platea di Barcellona del Vision 2011, il momento di sintesi europeo con utenti, tecnici, partner.
Un incontro, per capirci, in cui campeggiano messaggi come “ora anche un Ciso può amare l’iPad” (a simboleggiare che le tecnologie di protezione dati sono applicabilissime ai dispositivi mobili) oltre che reiterati inviti a fare cloud.
Laicamente Symantec si dedica anche ad altri sistemi mobili: testimonianza ne è l’esibizione di Veritas Operation Manager su tablet Android, uno strumento con cui l’It manager può tenere sotto controllo la propria infrastruttura.
Andando alla radice, le grandi trasformazioni in atto vanno dalla crescita dei dati alla sofisticazione delle minacce, dal mobile alla virtualizzazione.
Symantec, ha detto il ceo, risponde a queste tendenze agendo su due vettori: persone e informazioni, ossia abilitando le prime a usare meglio le seconde.
Come? Categorizzando e deduplicando i dati, assicurando la sicurezza con il sistema reputazionale. E con il cloud.
«Il cloud non è l’ennesimo pacchetto – ha sottolineato Salem – ma è la più grande trasformazione degli ultimi 30 anni di It». Symantec la favorisce con tecnologia e soluzioni che si accorpano in sedici servizi globali, che vanno dalla sicurezza all’alta disponibilità, passando per il backup e l’e-discovery.
Ma il cloud è davvero nuovo? Non è forse una diretta discendenza dell’utility computing?
Per Salem con il cloud «si inverte il senso della direzione. Nell’utility la decisione cala dall’alto. Nel cloud viene dal basso, è l’utente che chiede l’applicazione. Dargliela vuol dire sapere cosa vuole e controllarlo meglio».
L’invito che il ceo di Symantec fa, quindi, è di agire senza troppo tergiversare: «usate l’infrastruttura che avete per fare private cloud. Si può fare».
La vista lunga sull’equazione della virtualizzazione
In questo contesto c’è del buon lavoro da svolgere sulla virtualizzazione. In questo ambito Symantec fa notare come un terzo delle infrastrutture, quelle di base, siano state virtualizzate e come ora si tratta di agire sul livello superiore, quello più mission critical.
E il punto, più volte sottolineatom, è: non puoi controllare quello che non puoi vedere.
La proposta di Symantec, allora, è V-Ray, un ombrello di soluzioni che consente di “ispezionare”, quasi si usasse dei raggi X, il contenuto degli ambienti virtualizzati, per arrivare all’informazione nello stesso modo in cui lo si fa nel mondo fisico, con le stesse soluzioini di replica, deduplica, Data loss prevention, e-discovery.
Non lo si è fatto sinora? «No – ci ha detto Vincenzo Costantino, che ora è product manager della virtualizzazione a livello Emea -. Sinora si è virtualizzato completamente l’ambiente. E per il recupero del dato è stato necessario il ripristino integrale».
Con V-Ray, insomma, si scrive un’equazione che mette sullo stesso piano ambienti fisici e virtuali nel nome dell’accesso all’informazione.
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