Home Mercato Samaritani (Agid): la digital transformation passa anche dalla Pubblica Amministrazione

Samaritani (Agid): la digital transformation passa anche dalla Pubblica Amministrazione

Nel panorama sulla situazione digitale offerto dallincontro milanese di Assinform non poteva mancare la voce della Pubblica amministrazione con Antonio Samaritani direttore generale dell’Agid. Noi siamo quelli dei servizi” ha affermato Samaritani che ha spiegato da dove è partita l’Agenzia un anno fa al momento del suo arrivo e dove sta andando. Con un racconto che lascia qualche perplessità su quanto è stato fatto prima, il direttore generale ha detto che la base di partenza era di “fornire servizi con un accesso facile e possibilmente in mobilità”. Questo in una situazione nella quale gli italiani sfruttano poco il digitale rispetto alla media europea e hanno un gap di competenze di tre punti su quelle base, immediatamente dopo l’analfabetismo digitale, e dieci punti su quelle avanzate. Questo porta a un basso utilizzo dei servizi che riguarda  egovernment, ebanking e altro. “Per l’egov, però, la situazione è tanto più grave visto che per quanto riguarda la produzione dei servizi siamo allineati alla media europea. In pratica facciamo delle cose che la gente non usa e utilizziamo denaro pubblico per oggetti non utilizzati o poco utilizzati”.

I progetti strutturali: Spid, anagrafe e pagamenti

La scelta dell’Agid è stata di partire con progetti strutturali. “Se dobbiamo abilitare i servizi per la Pa, ci siamo detti, partiamo dall’accesso. E quindi è nato lo Spid, Sistema pubblico di identità digitale, che significa autenticazione certa, sicura”. L’uscita dai servizi di solito prevede un pagamento, così è nata la piattaforma e poi è arrivato il momento dell’anagrafe  “Perché se portiamo al centro i dati, senza togliere nulla ai comuni, significa che abbiamo portato al centro una capacità di decisione quindi far diventare la Pa proattiva”. Lo Spid offre ai cittadini una password unica e per la Pa significa maggiore efficienza. “Inoltre lo Spid significa anche Europa per contribuisce a colmare il gap digitale. Perché dire a un cittadino che può avere una identità digitale e interagire con la Pa contribuisce a creare cultura verso servizi i digitali”, aggiunge Samaritani.

La piattaforma unica per i pagamenti è fondamentale invece per i processi di riconciliazione automatici. “La Pa è devastata dai pagamenti spontanei”, cittadini che pagano con un bollettino unico più servizi che vanno a enti diversi. In più sulla piattaforma sono disponibili dati che se un privato vuole utilizzare per costruirci un servizio possono essere aperti. Altro tassello è quello dell’anagrafe unica che permette a un cittadino di utilizzre il comune come un servizio anche se non si trova nella sua città. L’ultimo tassello è il Digital single market dove l’Europa digitale mostra di essere più avanti di quella fisica o politica. Dal 1° luglio sono partiti i regolamenti di Eidas: “Quindi un cittadino italiano può intrattenere rapporti con una pubblica amministrazione europea ed essere riconosciuto e viceversa. E domani l’identità digitale italiana potrà essere estesa in europa e viceversa”.

I numeri dei servizi

Per quanto riguarda i numeri, la situazione dice che c’è ancora molta strada da fare. Sullo Spid, che è appena partito, sono attivi 523 servizi con 77221 cittadini che dispongono dell’identità digitale e 183 amministrazioni attive.
L’Anpr, Anagrafe nazionale popolazione residente comprende 26 comuni pilota per un totale di 6,5 milioni di cittadini coinvolti.

Alla piattaforma Pago Pa hanno aderito 14019 pubbliche amminstrazioni (l’anno scorso erano 250, ma sarebbe utile sapere cosa significa in percentuale sul totale) con 1992 Pa attive e 379.060 transazioni totali.

La fatturazione elettronica gestisce 35 milioni di fatture con 56.325 uffi di fatturazione all’interno della Pa e 23.127 amministrazioni presenti.

Gli Open data riguardano al momento 10348 dataset e 76 amministrazioni.

Il Fascicolo sanitario elettronico vede 7 regioni operative e 9 regioni che aderiscono all’interoperabilità.

Per l’anno prossimo l’Agenzia sta lavorando a un modello abilitante per qualsiasi ecosistema, dalla smart city alla scuola, con servizi al cittadino che possono essere forniti da pubblico o privato, infrastrutture immateriali che sono la base dei servizi (per esempio si passa da Spid per l’autenticazione) e poi l’infrastruttura materiale fatta di datacenter, cloud e connettività “sulla quale stiamo lavorando con attenzione alla cybersecurity e alla governance perché tutto il processo deve essre gestito e monitorato con feedback”.

Per questo Agid ha fissato una serie di obiettivi per la Pa “in modo che le amministrazioni abbiano binari con i quali sviluppare i propri piani in aderenza al modello Agid. Per l’Europa invece ci stiamo rafforzando come Agid per essere sui tavoli europei dove si mettono i prerequisiti per la competitività delle nostre aziende nei prossimi anni. Dobbiamo presidiare quei tavoli in modo diverso da quanto fatto fino a oggi”.

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