Dopo Tim Cook arrivato a Milano per inaugurare l’Anno Accademico in Bocconi, tocca a Satya Nadella, Ceo di Microsoft, arrivare “in visita” in Italia. Appuntamento a Roma perla tappa italiana di Future Decoded, l’evento che Microsoft dedica a sviluppatori, professionisti, decision maker e studenti per parlare del futuro e dei trend tecnologici che lo caratterizzeranno.
Così, se il Ceo di Apple, considerata la platea cui si rivolgeva, ha dato al suo discorso un’impronta visionaria e in qualche misura anche legata all’etica dello sviluppo sostenibile, Satya Nadella ha scelto una “cifra” più concreta, restando più ancorato alle visioni – e alle tecnologie – che rappresentano la via strategica di Microsoft.
E così, esordisce sottolineando come “non vi è un solo aspetto della nostra vita o non vi è alcuna industria che oggi non sia toccato dal digitale”, per poi andare subito al cuore del suo discorso: “Things happen not because of one individual, but because of us coming together” – (Le cose non succedono solo a causa di un individuo, ma per la nostra capacità di metterci insieme), dichiara e traccia un percorso che parte dalla capacità della tecnologia di dare risposta alle necessità locali e arriva all’idea di restituzione, a una comunità più universale, di ciò che localmente viene sviluppato.
“Qual è il contributo che date alla crescita delle realtà locali? È questa la domanda che io pongo sempre alle sussidiarie nazionali di Microsoft. E questo è il nostro primo pensiero”, dichiara il Ceo.
Nadella torna sui temi che gli sono più cari, dalla visione mobile first-cloud first con la quale ha di fatto negli ultimi due anni ridisegnato una nuova Microsoft. Un visione che prescinde dai dispositivi, ma che mette al centro la “human experience”, l’esperienza umana e che trova nel cloud il suo abilitatore, in un’ottica di “distributed computing” davvero ampia.
Ripercorre poi i tre pilastri della strategia Microsoft, a partire da quel “reinvent productivity”, che di nuovo allarga i confini di ciò che per anni si è inteso con il termine di “produttività”.
“Lavoro non è un luogo dove si va, ma è quando si fanno le cose”, sostiene, tornando a ribadire la necessità di “non lavorare in isolamento, perché le cose accadono quando le persone si uniscono in team”.
Centrale nella sua visione è il “collective power of teams”, la forza collettiva dei gruppi di lavoro, che parte dai dati, passa dagli analytics per arrivare all’intelligenza collettiva e alla business intelligence.
“Oggi con i dispositivi indossabili o con i nostri smartphone siamo abituati a tenere traccia di tutto quello che facciamo e usiamo queste informazioni come misura del nostro stile di vita. Perché non abbiamo lo stesso approccio anche sul lavoro, tenendo traccia di ciò che facciamo e dell’intelligenza degli altri?”.
Il secondo pilastro è la costruzione di una piattaforma cloud intelligente. “Gli insights arrivano da grandi quantità d dati”, sottolinea, facendo espliciti riferimento al machine learning e a Cortana.
“Voi potete usare i tool che abilitano la Business Intelligence, perché voi avete i dati”.
Il percorso per lui è chiaro: “Avvalersi delle tecnologie globali, sviluppare soluzioni che risolvano problemi locali per poi restituire alla collettività il frutto del proprio lavoro”.
Il terzo pilastro è rappresentato infine dalla capacità di creare un nuovo personal computing. E non a caso Nadella parla di “personal computing e personal computer”, a sottolineare come le barriere di forma e interfaccia siano cadute.
“Quello che si può fare, è nelle mani degli sviluppatori”, conclude, indirizzandosi allo “zoccolo duro” dell’audience.