Ibm, Dell, Sun approdano sul mondo virtuale di Second Life in cerca non solo di nuove modalità di comunicazione, ma anche di nuove opportunità di business. Reali.
Negli Stati Uniti qualcuno sta pensando alla tassazione dei proventi di
Second Life, mentre nel mondo virtuale che raccoglie quasi un milione e mezzo di
iscritti c’è fermento.
E’ stato proclamato il primo sciopero che in realtà è
una serrata una serrata dei negozianti che protestano contro un nuovo programma
che permette di clonare ogni oggetto presente nella “Seconda vita”.
In
Second life, infatti gli oggetti creati sono di proprietà dei loro ideatori che
possono guardare dei linden dollar (è la moneta ufficiale convertibile in
dollari veri) vendendoli.
Un ulteriore passo che avvicina le vicende
virtuali di Second life a quel mondo reale che negli ultimi mesi si è accorto di
quanto possa essere interessante sbarcare sul Web.
Le idee non sono chiarissime visto che Irving Wladawsky-Berger, vice presidente strategie tecniche e innovazione di Ibm afferma che iniziative come Second Life “avranno un forte impatto sul business, la società e le nostre vite personali, anche se nessuno di noi può prevedere quale sarà questo impatto”, però ormai i big
del business a stelle strisce fanno la fila.
Ibm, Sun, Reuters
(l’agenzia di stampa ha aperto una redazione online), Dell e l’agenzia di pr
Text100 hanno iniziato a lavorare in rete insieme a nomi come Toyota e Adidas
cercando di tastare il polso al popolo della rete.
Si tratta di brand affermati che, nel caso di Dell, hanno
presentato in una conferenza stampa l’acquisto di un’isola (Dell Island, of
course) dalla quale la società cercherà di vendere pc virtuali per i residenti
che dovrebbero essere poi interessati anche all’acquisto di veri pc.
“Vogliamo essere dove la gente si raduna” afferma Ro
Parra, senior vice president di Dell confermando l’impressione che in Second
Life le aziende cerchino soprattutto un altro modo di comunicare.
Ibm, invece, nella Seconda vita cerca idee. Sam Palmisano,
il ceo di Big Blue, ha annunciato cento milioni di dollari di investimenti in
nuove idee di business in contemporanea in Cina e su Second Life.
L’abbinamento non pare casuale visto che entrambi (più il primo che il
secondo) sono mondi fondamentali per lo sviluppo del business nei prossimi anni.
La fiducia è tanta e Ibm la dimostra con l’apertura di un’isola che è il
suo quartier generale del nuovo mondo dove può organizzare meeting aziendali.
Inoltre ha intenzione di sviluppare una intranet e ha già una ventina di
importanti clienti che vogliono utilizzare Second life per la formazione o
l’apertura di negozi di e-commerce.
Comunicazione, formazione, test di
nuovi prodotti, possibilità di entrare in contatto con target più evoluti e
internazionali (metà dei frequentatori arriva dagli Usa e l’altra metà dal resto
del mondo, l’età media è di 32 anni), sono questi i motivi che fino a oggi
spingono i colossi del business verso l’online dove non è presente nessun grande
nome del business nostrano.
D’altronde se all’ultima edizione dello Iab
Forum Giulio Malgara, presidente dell’associazione degli utenti pubblicitari, ha
dichiarato che Internet non crea la marca ed è buona soprattutto per
pubblicizzare prodotti molto particolari pare difficile aspettarsi novità su
questo fronte.
La Benetton di qualche anno fa magari ci avrebbe provato,
mentre oggi non ci resta che sperare in un Lapo Elkann.