La Commissione mercato interno del Parlamento Europeo vota la direttiva Consumer Rights, armonizzata su consegne, diritto di recesso, vendite a distanza. Ai singoli Stati spetterà normare le mancanze di conformità. Bilanciati gli interessi di consumatori e imprese. Si va verso un mercato unico digit
Diritti dei consumatori più chiari, sia che comprino in un negozio o che lo facciano online, nel proprio Paese o all’estero, ma anche certezza di diritto per chi vende. E, quello che più importa, regole comuni per tutta la Ue, che sanino l’effetto patchwork delle attuali 27 normative.
Questo lo spirito con cui la Commissione mercato interno del Parlamento europeo (Imco) ha votato (22 favorevoli, 16 contrari, 1 astenuto) la direttiva Consumer Rights proposta dalla Commissione europea (nel 2008) che intende armonizzare i diritti dei consumatori, e quindi la tematica del commercio.
Un’armonizzazione meno spinta di quella intesa dai commissari, che inizialmente intendevano stabilire un livello comune più intenso e rogante. Si è invece scelto di lasciare qualche spazio alle giurisdizioni locali.
La nuova direttiva determina quali informazioni vanno inserite nei contratti di acquisto, in quanto tempo chi vende deve consegnare la merce, quando il rischio va trasferito al consumatore, il suo diritto di recesso e di sostituzione del bene, quali condizioni capestro non possono essere inserite, un livello comune per gli acquisti per corrispondenza.
Tradotto in termini pratici: periodo di recesso esteso a 14 giorni (contro i 7 attuali), diritto al rimborso dopo il recesso (compresi i costi di spedizione) entro 14 giorni, rischio di danneggiamento della merce in carico al commerciante sino alla consegna nelle mani dell’acquirente, diritto a rifiutare un incontro (nel caso di vendite su appuntamento), periodo di recesso per gli acquisti da vendite a distanza e porta-a-porta che inizia nel momento in cui l’acquirente entra effettivamente in possesso del bene.
Ma anche, per chi vende: un unico insieme di regole per i contratti di vendita a distanza valido in tutta l’Ue con riduzione dei costi di transazione per vendite internazionali (e-commerce), definizioni chiare per i contratti di vendita a distanza e per quelli porta-a-porta, modulistica standard e uguale per tutti.
Norme comuni, standard, che vanno a tutelare entrambi i soggetti dello scambio: chi acquista e chi vende, ossia i consumatori e i commercianti.
Agli Stati membri sarà lasciata la libertà di decidere gli standard da applicare in altri aspetti della tematica, come quelli relativi ai principi di valutazione della conformità della merce come descritta dal contratto.
Il senso della posizione della Commissione Imco è quello di arrivare all’armonizzazione ove praticabile e comunque solo se la protezione del consumatore è garantita, e di favorire l’instaurazione di un mercato unico digitale.
Per avere effetto la decisione della Commissione Inta deve essere portata al voto del Parlamento (nella plenaria di marzo) e a quello del Consiglio.
Questo lo spirito con cui la Commissione mercato interno del Parlamento europeo (Imco) ha votato (22 favorevoli, 16 contrari, 1 astenuto) la direttiva Consumer Rights proposta dalla Commissione europea (nel 2008) che intende armonizzare i diritti dei consumatori, e quindi la tematica del commercio.
Un’armonizzazione meno spinta di quella intesa dai commissari, che inizialmente intendevano stabilire un livello comune più intenso e rogante. Si è invece scelto di lasciare qualche spazio alle giurisdizioni locali.
La nuova direttiva determina quali informazioni vanno inserite nei contratti di acquisto, in quanto tempo chi vende deve consegnare la merce, quando il rischio va trasferito al consumatore, il suo diritto di recesso e di sostituzione del bene, quali condizioni capestro non possono essere inserite, un livello comune per gli acquisti per corrispondenza.
Tradotto in termini pratici: periodo di recesso esteso a 14 giorni (contro i 7 attuali), diritto al rimborso dopo il recesso (compresi i costi di spedizione) entro 14 giorni, rischio di danneggiamento della merce in carico al commerciante sino alla consegna nelle mani dell’acquirente, diritto a rifiutare un incontro (nel caso di vendite su appuntamento), periodo di recesso per gli acquisti da vendite a distanza e porta-a-porta che inizia nel momento in cui l’acquirente entra effettivamente in possesso del bene.
Ma anche, per chi vende: un unico insieme di regole per i contratti di vendita a distanza valido in tutta l’Ue con riduzione dei costi di transazione per vendite internazionali (e-commerce), definizioni chiare per i contratti di vendita a distanza e per quelli porta-a-porta, modulistica standard e uguale per tutti.
Norme comuni, standard, che vanno a tutelare entrambi i soggetti dello scambio: chi acquista e chi vende, ossia i consumatori e i commercianti.
Agli Stati membri sarà lasciata la libertà di decidere gli standard da applicare in altri aspetti della tematica, come quelli relativi ai principi di valutazione della conformità della merce come descritta dal contratto.
Il senso della posizione della Commissione Imco è quello di arrivare all’armonizzazione ove praticabile e comunque solo se la protezione del consumatore è garantita, e di favorire l’instaurazione di un mercato unico digitale.
Per avere effetto la decisione della Commissione Inta deve essere portata al voto del Parlamento (nella plenaria di marzo) e a quello del Consiglio.