Con un interessante intervento sul suo blog, l’esperto di Search Engine Optimization Neil Patel si chiede e chiede, provocatoriamente come è nelle sue corde, la SEO è morta?
Neil Patel, nello sviluppare le sue interessanti riflessioni, parte da alcuni dati: nel 2010, Google ha apportato 516 modifiche al suo algoritmo; quel numero è aumentato a 1.653 nel 2016 e a 3.234 nel 2018.
Con oltre 9 modifiche dell’algoritmo al giorno, Patel sottolinea che si possa affermare che non è più tanto facile manipolare Google.
È quindi morta la SEO? Non è così semplice.
Patel innanzitutto mette in evidenza il numero enorme di ricerche effettuate e di contenuti pubblicati su Internet.
L’esperto di Search Engine Optimization parla di qualcosa come circa 5,6 miliardi di ricerche su Google al giorno e di circa un miliardo di blog esistenti sul web.
Il trend in costante aumento è quello in cui la produzione di contenuti supera la domanda, rappresentata dalle ricerche.
Da motore di ricerca a motore di risposta
A ciò si aggiunge il fatto che Google, sottolinea ancora Patel, si sta trasformando da motore di ricerca in motore di risposta.
Il motore di ricerca risponde ormai a molti quesiti degli utenti senza che essi debbano nemmeno andare su un qualunque sito web.
Questo comportamento fa sì che il traffico generato da Google verso i risultati delle ricerche stia diminuendo nel tempo.
Con queste premesse, si chiede allora Neil Patel, è difficile ipotizzare che la SEO sia morta.
Innanzitutto, afferma l’esperto, tutti i canali di marketing tendono a diventare saturi con il tempo, e questo sta avvenendo anche con Facebook, Instagram, Twitter e persino con l’email marketing.
Ma nonostante questo, ci sono ancora investimenti nelle sponsorizzazioni e nel digital advertising, che evidentemente generano ancora ROI o valore.
Per quanto riguarda la ricerca in generale, Google continua a dominare il mercato, con un solido 94%. È cambiato però, secondo Patel, il modo in cui gli utenti lo usano.
Prima solitamente si usavano piattaforme quali Instagram per scoprire e Google per acquistare.
Il trend nel corso degli anni si è invertito, con Instagram molto usato per il commerce e Google utilizzato principalmente come discovery engine.
Quindi, la riflessione di Neil Patel è che la SEO non sta morendo, sta solamente cambiando.
Sicuramente le percentuali di click-through stanno diminuendo e Google continua a modificare il suo algoritmo, ma ciò è prevedibile.
Google ha fatto in modo che si possa facilmente targetizzare il proprio cliente ideale tramite SEO o pubblicità a pagamento, mentre prima era molto più difficile.
Ed è questo il motivo per cui, evidenzia Patel, è in grado di generare oltre 100 miliardi di dollari all’anno in entrate pubblicitarie.
Per cui, conclude Neil Patel, non bisogna preoccuparsi di cose che non sono sotto il nostro controllo: invece, è necessario iniziare ad adattarsi prima che siano il nostro traffico e il nostro business a morire.
Nel post sul suo blog, Neil Patel offre anche alcuni consigli pratici su come ottimizzare la presenza nei risultati di ricerca organici di Google, considerando la sua trasformazione in discovery engine.