Server e storage Prove di convergenza in nome della flessibilità

Mentre Hp rafforza la strategia della comunione tra le architetture server e storage e rinnova il cuore della filosofia grid, Ibm punta sulla tecnologia di virtualizzazione di VmWare in accoppiata con i propri blade.

Recenti annunci nel panorama delle soluzioni server e storage di fascia alta mettono in evidenza nuovi fronti tecnologici segnando, anche, le direzioni strategiche intraprese da due big che si fanno carico di sperimentarle.


Questo è certamente il caso di Hp, che prosegue sulla strada della unificazione delle tecnologie server e storage. L’iniziativa, intrapresa qualche settimana fa sul fronte dell’integrazione delle tecnologie server con lo storage management, ora trova un seguito con un "libro bianco" per la creazione di un controller unico. L’idea è di trovare un compromesso fra i controller dei server e dei dispositivi di storage con gli hard disk Serial Ata (Sata) e Serial Attached Scsi (Sas). Una trama unica, quindi, o "unified fabric" abilitante il networking multivendor, lo storage e il clustering tramite un singolo dispositivo di connessione. Per arrivarci Hp ha lavorato con partner come Broadcom e Seagate per la standardizzazione delle tecnologie in modo che si potesse giungere all’incorporazione negli attuali data center eterogenei.


Il primo atto di questi fenomeni di integrazione, vere e proprie "schede multifunzione", dovrebbe concretizzarsi in giugno, quando dovrebbero essere pronti gli adapter Nc370f e Nc370T per le architetture Pci-X. I sistemi destinati ad accogliere i nuovi adapter saranno i BladeSystem, gli Integrity, i ProLiant e i prodotti StorageWorks, che potranno utilizzare drive Sas e Sata sullo stesso backplane seriale.


Nel contempo, Hp ha rinnovato la propria offerta di Information lifecycle management aggiornando quel sistema Riss (Reference Information Storage System) lanciato lo scorso anno che ha introdotto il concetto di grid in campo storage. Riss è una soluzione di storage e retrieval che abilita l’utilizzo di differenti (e virtualmente eterogenee) celle intelligenti di storage, ciascuna dotata di propri engine di ricerca e layer di gestione, alla stregua di commodity.


Il rinnovamento si fonda innanzitutto sul raddoppio della capacità di ogni singola cella, passata da 400 a 850 Gb, mentre, in parallelo, il prezzo viene ridotto del 50%. Un Riss con 1,8 Tb di spazio in dotazione costa 112.500 dollari. Il recupero dei dati (per esempio, documenti o e-mail) è facilitato dalla distribuzione di indici full text e di contenuti originali su più celle di stoccaggio. In seconda battuta, è stata introdotta la nuova versione 3.1 di StorageWorks File System Extender, che automatizza lo spostamento dei dati attraverso livelli di storage multipli, in particolare nel caso del dirottamento di file non più utilizzati da diverso tempo verso i supporti storage meno costosi.


Sempre per la parte software, è disponibile una nuova Api che consentirà a terze parti di sviluppare applicazioni, anche per mercati verticali, ottimizzate per la piattaforma. Sarebbero già 13 gli Isv al lavoro con l’Api per portare le proprie applicazioni su Riss. Inoltre, il nuovo Riss fornisce il supporto per l’archiviazione di e-mail da sistemi Lotus Notes e Domino, che vanno ad aggiungersi a Exchange.


Partendo da presupposti concettuali e tecnologici diversi, quelli della virtualizzazione, Ibm sta tastando il terreno per sperimentare la strada dell’estrema flessibilità nell’utilizzo delle risorse posizionate in un data center. E proprio di sperimentazione si tratta, dato che l’intenzione è far provare VmWare sui propri server blade: in bundle con le prossime consegne degli eServer BladeCenter, sarà integrata, in versione prova, l’intera infrastruttura di virtualizzazione della sussidiaria di Emc.


In questo modo, due delle tecnologie server più in voga al momento viaggeranno a braccetto, permettendo agli acquirenti dei server blade di Big Blue di testare sul campo, per un periodo di 6 mesi, le capacità congiunte di virtualizzazione di Esx Server, Virtual Smp e VirtualCenter con VMotion.


Esx Server si occupa del partitioning delle risorse e Virtual Smp consente alle macchine virtuali di condividere processori fisici multipli. Virtual Center, invece, è il punto centrale di controllo per tutte le risorse di virtual computing, mentre VMotion abilita la migrazione delle macchine virtuali attive per attività di load balancing dinamico e manutenzione a zero-downtime. Contestualmente, Ibm ha annunciato un accordo con McData per l’inclusione di uno switch San di quest’ultima tra le opzioni dei blade, ampliando ulteriormente il ventaglio di alternative switch per i propri server a lama.


E sempre nello spirito della sperimentazione, dato che per Big Blue si tratta di una novità, arriva un’altra mossa. Parte in questi giorni, infatti, un’iniziativa con cui Ibm fa il proprio ingresso nel settore dei managed storage service. Si chiama Electronic Data Management Services e verterà su attività di backup e recovery dei dati critici. Sarà basato su sistemi a disco, anziché a nastro, e integrerà tutte le attività generali e specifiche di storage management. Cuore tecnologico della proposta saranno i sistemi Ibm TotalStorage, che costruiranno la base di un’architettura in cui compariranno anche soluzioni di NetApp, LiveVault, Indigo Stone, Vision Solutions e Avamar. L’attività sarà appoggiata al centro di disaster recovery di Big Blue di Gaithersburg (Maryland).

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome