Volendo dare una rappresentazione dello dell’arte della digital transformation in ambito di industrial IoT ci dobbiamo rifare agli analisti, che ci dicono che meno di un terzo dei progetti ha raggiunto gli obiettivi: oggi è lecito aspettarsi un aumento di efficienza del 10%, dato (elaborato sui progetti pilota) che abbinato a quello del costo di prodotto fa arrivare it target di economicità al 18%.
L’osservazione ci è giunta da Paolo Delnevo, Vp e Gm di Ptc, che dato anche la sua spiegazione.
I progetti di digital transformation non hanno prodotto buoni risultati laddove ci si è concentrati sulla tecnologia e non sui processi di business. “Se si valida solamente la tecnologia si perde di vista il valore fondamentale di business“, ha detto Del Nevo, che ha spiegato che “impatto, velocità e scalabilità sono gli elementi chiave dei progetti”.
Con impatto si intende analisi del miglioramento atteso, in termini di Kpi, come asset, costi, revenue, “perché il recupero di efficienza si traduce in ore. Analisi che va fatta a preventivo con il top management aziendale”.
Riguardo la velocità, ha spiegato Delnevo, l’errore che spesso si fa nei progetti è “il mancato test degli use case sui colli di bottiglia“.
E quanto alla scalabilità, non è compatibile con i tempi imprenditoriali un progetto di trasformazione su base sequenziale. Il payback dell’investimento non sarebbe sostenibile. “La strategia di roll out va pensata sin dall’inizio su più stabilimenti“.
E l’imponderabile, come la pandemia, come si gestisce? Anzi, come è stato gestito?
“Lo smart working ha aiutato – ha spiegato Del Nevo – ma le aziende hanno stravolto i ranking di priorità dei progetti. Quelli necessari ma non strategici sono scesi di importanza, mentre quelli straordinari, visionari, hanno avuto un’impennata“. Ima Digital (espressione di Ima Group, con cui Ptc ha un sodalizio per la Industrial IoT) è uno di questi: nella pandemia, da nice to have, è diventato centrale per via della collaborazione remota.
Ima Group ha nel mondo 6200 dipendenti e costruisce macchine farmaceutiche e alimentari (food, pharma, confectionery, tabacco), fattura 1,6 miliardi di euro, con assistenza e servizi in 80 paesi (30% del fatturato, in crescita).
Nel 2016 è nata Ima Digital, iniziativa per la trasformazione digitale dell’azienda, con una roadmap smart su quattro vettori: machines, services, factory, organization. Questo ha originato 25 progetti.
Come ha confermato Pierluigi Vanti, Ict corporate director di Ima Group, la realtà pilota, presso un cliente, viene utilizzata per validare i progetti. Ma per Ima la produzione in serie è un’eresia: la standardizzazione è un sotto obiettivo e il tema centrale della digital transformation è la cybersecurity.
L’azienda ha creato competenze su Thingworx, la soluzione di PTC dedicata al mondo delle applicazioni IIoT: “abbiamo fatto team. Nel medio lungo termine Ima deve acquisire le competenze per essere autonoma nell’ordinaria amministrazione“.
Il progetto DNA Map
Nell’illustrare il progetto DNA Map avviato da Ima, Martina Stefanon, Business Development Director for Service Innovation di Ima Group, che ha curato il progetto, ci ha spiegato anche cosa significa fare servitizzazione.
Ima Group ha utilizzato ThingWorx per implementare una piattaforma di raccolta e analisi in tempo reale dei dati per ottimizzare le prestazioni di macchine e impianti di produzione.
Dna Map è una Machine Analytics Platform aperta e scalabile che Ima Group ha realizzato utilizzando ThingWorx per essere customer-centric, sfruttando gli aspetti innovativi che la tecnologia offre non solo in termini di progettazione del prodotto, ma anche dei relativi servizi.
Il Gruppo ha lanciato tre anni fa Ima Digital per offrire a partner e clienti soluzioni digitali disruptive e rendere più efficienti le linee produttive. E a tre anni dal lancio di Ima Digital un esempio concreto dei passi fatti in avanti è la piattaforma sviluppata su base ThingWorx.
Dna Map consente agli utilizzatori di monitorare in real-time le condizioni operative delle macchine e, in generale, delle linee di produzione, comprendendo in che modo l’evoluzione dei parametri incide sull’efficienza al fine di consentire all’end-user di migliorare i propri processi con le corrette e tempestive decisioni, con il supporto di analytics in grado di trasformare i dati raccolti in tempo reale in informazioni utili allo scopo.
La sicurezza dei dati trattati viene garantita da A4Gate, piattaforma hardware e software sviluppata parallelamente dal Gruppo per annullare attacchi hacker provenienti dall’esterno.
I benefici per i clienti che scelgono di affidarsi a Dna Map sono diversi. Il primo risultato è l’incremento in termini di OEE (Overall equipment effectiveness), che è possibile ottenere già in breve tempo.
Si tenga presente che, per determinate tipologie di produzione, riuscire ad incrementare l’efficienza produttiva anche solo di un punto percentuale può a volte significare risparmi a sei zeri.
La possibilità di tradurre efficacemente i KPI d’impianto in valori misurabili consente inoltre di effettuare benchmark efficaci, approfondite loss analysis, con la possibilità di scendere nei vari dettagli riguardanti le inefficienze, i downtime, i tempi medi di intervento.
Che cos’è la servitizzazione
Oggi i costruttori di macchine hanno compreso come il fattore servizio sia il vero elemento su cui si giocherà la competitività.
Definirla non è semplice, ammette Stefanon. Diciamo che è “cambiare l’ottica dell’offerta dal prodotto al servizio. Per noi ha significato creare business model differenti, con servizi a canone che mettano il cliente al centro. Il servizio da product centric diventa client centric: la macchina diventa un fattore abilitante, il servizio è centrato sull’esperienza del cliente“.
Il paradigma della servitizzazione, dunque, è mettere il cliente al centro in luogo del prodotto. Lo si fa con i servizi digitali, data driven, basati sulla esperienza di produttori di macchine. La customer relationship guidata dai dati coinvolge tutta la filiera: fornitori, consulenti e partner.
I servizi digitali partono dalla macchina connessa. In questo senso la Digital room di Ima Group è fatta da un team di persone che analizza i parametri costantemente e contatta i clienti.
I servizi di Ima Group sono dunque costruiti su Thingworx di Ptc su cloud Azure (“quando i clienti sentono il nome Microsoft si tranquillizzano”), per la sicurezza end to end, affidabilità e scalabilità: c’è la garanzia di supportare grandi volumi di dati, con sempre più macchine connesse.
Il servizio Dna Map, sintetizza Stefanon, consente ai clienti di monitorare la macchina in autonomia da qualsiasi device. “La sfida è stata quella di raccogliere i dati giusti, dare loro significato e consentire agli utenti di utilizzarli. Raccogliamo dati grezzi e li traduciamo in informazioni. Dialoga con Erp e Mes, si connette a tutti i tipi di macchine, riceve e analizza i dati da tuti i Plc“.
Per il futuro Ima Group punta a una ancora maggiore interazione fra esseri umani e piattaforma, con utilizzo di intelligenza artificiale, implementazione su larga scala della anomaly detection, utilizzo massivo di analytics, per far diventare Dna Map un service hub e creazione di una suite di servizi avanzati per i clienti.