In due anni, 325.470 imprenditori italiani hanno speso 70 milioni di euro per prepararsi a un sistema che non è mai partito. Così Cna, Confartigianato, Casartigiani e Confesercenti hanno iniziato a intraprendere le azioni necessarie affinché il Ministero dell’Ambiente restituisca quanto speso.
Arriva da Cna,
Confartigianato, Casartigiani e Confesercenti la notizia che sono state avviate
azioni legali per recuperare i contributi versati dagli imprenditori nel
biennio 2010-2011 per il funzionamento del Sistri (il sistema telematico per la
tracciabilità dei rifiuti pericolosi) che non è mai diventato operativo.
Negli ultimi due anni,
325.470 imprenditori italiani hanno speso 70 milioni di euro per iscriversi,
acquistare oltre 500mila chiavette Usb e quasi 90mila black box. Risultato: il
Sistri non è mai partito.
“Abbiamo sempre denunciato – sottolineano Cna, Confartigianato,
Casartigiani, Confesercenti – le
inefficienze e gli inutili costi del Sistri per le imprese chiamate ad
attuarlo. Chiediamo una revisione profonda e strutturale del sistema, per
semplificare il quadro normativo e le procedure e rendere il Sistri uno
strumento di semplice utilizzo, realmente efficace per contrastare le ecomafie
e fondato su criteri di trasparenza ed efficienza”.
“In attesa che il sistema possa davvero funzionare – concludono le
Confederazioni – intraprenderemo le
azioni legali necessarie nei confronti del Ministero dell’Ambiente per
restituire alle nostre imprese risorse che sono quanto mai importanti in questo
momento di grave crisi”.
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