Il Report Veeam 2020 Data Protection Trends lancia un messaggio chiaro: la carenza di skill e le tecnologie legacy sono una zavorra formidabile per la trasformazione digitale.
La società svizzera gode di un punto di osservazione privilegiato: entrata nel mercato nel 2008, si è rapidamente affermato come fornitore di servizi di protezione dei data center.
I numeri certificano la dimensione della società. oltre 1 miliardo di dollari di fatturato, l’82% delle Fortune 500 come clienti, un net promoter score superiore al 90%. Lo stato di salute di Veeam può essere ben delineato da questi dati.
Il report 2020 mostrato ha indicato alcuni trend di rilievo.
Prima di tutto l’impatto della pandemia Covid-19, che ha modificato drasticamente il modo di vivere e lavorare, esponendo le persone e le organizzazioni a nuovi rischi informatici.
Infatti, le barriere di ufficio e data center sono definitivamente sfumati, a causa di una digital transformation drastica e irreversibile.
In conseguenza di questo, le aziende sono chiamate a proteggere in maniera omogenea ambienti fisici, virtuali e cloud.
Inoltre, nella percezione del campione intervistato da qui a due anni il cloud sarà preponderante, a discapito dei server fisici. Da questo punto di vista la realtà italiana è del tutto simile a quella globale.
Le organizzazioni affrontano sfide impegnative legate alla carenza sia di budget che di risorse umane qualificate, e nuovamente possiamo rilevare una analoga percezione fra l’Italia e il resto del mondo. In prospettiva, la cybersecurity e lo skill shortage sono i due temi che causano le maggiori preoccupazioni al campione intervistato per i prossimi 12 mesi
Nelle aspettative che i clienti hanno verso la sicurezza informatica, è rilevante notare come le principali indicazioni riguardano il cloud: sia per quanto riguarda la migrazione dei workflow da on premise al cloud stesso, che il disaster recover via cloud; gli intervistati ritengono importante anche evitare il lock-in in un singolo cloud provider.
Parlando di trasformazione digitale, quasi due terzi delle aziende ha intrapreso o sta intraprendendo un percorso in questo senso, Fra le motivazioni indicate, il servizio al cliente si rivela come il principale driver di cambiamento, mentre la riduzione dei costi (pur essenziale) occupa solo la terza posizione.
In Italia, è la carenza di skill ad essere considerato il principale freno per la digital transformation, seguita a breve distanza dalla presenza di architetture legacy da cui è complesso affrancasi.
Si tratta di una situazione ricorrente, e di cui vi abbiamo parlato numerose volte in passato. Se l’Italia vuole davvero poter competere ad armi pari con le altre nazioni più evolute deve necessariamente superare una serie di blocchi economici e culturali, altrimenti sarà molto difficile combattere il declino.
Ben il 95% del campione ha sofferto di un qualche tipo di outage, la cui durata media è di 117 minuti. Per questo le aziende investono molto in soluzioni di backup: interrompere la business continuity ha dei costi per le aziende nell’ordine delle decine di migliaia di euro in media.
In particolare, a preoccupare (a buon diritto) le organizzazioni è la perdita di fiducia della customer base, con il rischio concreto di perdere un cliente, per non parlare della brand reputation.
Per quanto riguarda l’approccio al backup, le aziende oltre alla ovvia necessità di retention stanno iniziando a sfruttare i dati per audit interni ed esterni; inoltre si sta affermando juna strategia finalizzata all’uso dei backup per svolgere operazioni di DevOps.
Fare test sui dati reali della organizzazione, senza impattare l’ambiente di lavoro, è importantissimo per gli sviluppatori.
Il data re-use si rivela importante nelle attività di sicurezza informatica, facendo (ad esempio) uso di anti-malware sui dati di backup prima di ripristinarli in ambiente live.
Il report di Veeam affronta anche il tema specifico di Office 365.
Quasi il 70% del campione si affida in via esclusiva al backup della piattaforma Microsoft; si tratta tuttavia di un approccio non sufficiente e che nasconde una certa superficialità nella gestione dei dati in un cloud.
Infatti, il cloud provider si limita a rispondere della propria infrastruttura, mentre è il proprietario dei dati stessi a doverne garantire coerenza e disponibilità. In altre parole, solo un sistema di backup completo ed efficiente mettere al riparo una organizzazione da eventi diversi dal danno infrastrutturale. Basti pensare a malware, ransomware, data breach o agli errori umani: tutti eventi ben più pericolosi e frequenti.