“Si muovono in un campo presidiato dai carrier telefonici”, può essere questa la sintesi, riassunta davanti al buffet da uno degli stakeholder presenti, di quanto presentato a Brescia da a2a, player di primo piano nel settore delle utilities. Già, perché, se è vero che l’offerta a2a Smart City, unita al nuovo Smart City Lab, cavalca l’onda delle Città Intelligenti già avvistata dagli operatori telefonici, è altresì vero che a2a mette sul tavolo tre atout difficilmente dichiarabili da questi ultimi: le infrastrutture in concessione, la presenza sul territorio e un dialogo consolidato con le amministrazioni locali.
a2a parte dalla Lombardia
Tra le numerose declinazioni del concetto di Smart Cities, la produzione e la distribuzione di energia, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti sono certamente i primi nella lista per importanza e per opportunità di business. E allora a2a ci prova a mettere in campo le sue forze soprattutto dove storicamente è già ben consolidata, ovvero in Lombardia.
Dopo le dichiarazioni di rito da parte dell’amministratore delegato Valerio Camerano, che ha ricordato i numeri del gruppo lombardo – quasi 5 miliardi di ricavi nell’ultimo anno fiscale, 362 milioni di risultato operativo lordo e un miliardo di margine operativo lordo con 12mila dipendenti – è toccato al Cio Marco Moretti, arrivato in azienda all’inizio dell’anno, sviscerare presente e futuro della Smart City secondo a2a.
Un miliardo di oggetti connessi in Italia
Dei 36 miliardi di “oggetti connessi” previsti entro il 2020, in Italia se ne aspettano circa un miliardo, e a2a ha già iniziato da un po’ a fare la sua parte. Per esempio, dopo la lettura remota del contatore dell’energia, si prosegue, non senza difficoltà tecniche visto che al contatore non arriva corrente, nella digitalizzazione del contatore del gas, ma non solo.
Il percorso fatto insieme a tecnici dello Smart City Lab, in gran parte migrati da Selene, l’azienda di telecomunicazioni del gruppo, presenta come elemento tecnico comune il sensore, in ogni sua forma, per ogni tipo di utilizzo. La dimostrazione di ciò che è già possibile fare, e che in parte è in già in fase sperimentale in alcuni comuni, inizia con la dimostrazione dello Smart Metering per la telelettura dei contatori del gas, acqua e riscaldamento.
Si prosegue con lo Smart Led per la gestione dell’illuminazione pubblica, lo Smart Watering per il controllo dell’acqua piovana, lo Smart Monitoring per altre variabili ambientali come temperatura, umidità e pressione, lo Smart Parking, per la gestione intelligente dei parcheggi pubblici e privati, i sistemi di videosorveglianza più sofisticati rispetto agli attuali – capaci, per esempio di allertare immediatamente per uno sparo o un gesto sospetto, lo Smart Security e lo Smart Bin.
Lo Smart Bin lanciato durante Expo
Quest’ultimo, in particolare, è stato lanciato in fase sperimentale durante l’Expo di Milano 2015 e consiste nel rendere “intelligente” il cestino Amsa – azienda milanese di gestione dei rifiuti totalmente di proprietà di a2a – in modo da monitorarne il riempimento e, di conseguenza, ottimizzare il percorso effettuato dall’operatore per lo svuotamento.
Ma, in verità, l’inserimento di un sensore, in questo caso “di volume” grande quanto una delle prime schede di memoria Sd, in un cestino dei rifiuti apre la strada a una serie di prospettive diverse e altrettanto interessanti.
La struttura di una IoT basica, in fondo è abbastanza chiara. “Oggi che abbiamo raggiunto una miniaturizzazione soddisfacente, un certa accuratezza nella fruizione delle informazioni e un prezzo ragionevole possiamo dedicarci allo sviluppo di un sistema di gestione Smart realmente efficace”, ha affermato Moretti. Rimangono alcune questioni aperte legate essenzialmente all’autonomia dei sensori – regolata anche da una normativa specifica – al loro deterioramento e alla resistenza agli atti vandalici.
Ma a2a è fiduciosa che la strada intrapresa sia quella giusta. E considera lo Smart Lab come un’officina “dove la porta è sempre aperta a chiunque voglia proporci innovazione – leggi università, start up e system integrator, anche se – osserva Moretti – non mi sembra che in Italia in quest’ambito ci siano esempi realmente rivoluzionari”.
Il coinvolgimento di istituzione e imprese locali
La strategia di business della nuova azienda a2a Smart City immagina un forte coinvolgimento delle istituzioni e delle aziende locali in qualità di clienti, interessati non solo a rendere smart le utilities distribuite ai cittadini ma anche a usufruire della infrastruttura, fisica e applicativa di a2a che, in questo modo, si pone come fornitore di servizi a supporto.
“Nella sola Milano sono già presenti circa 3 milioni di sensori – prosegue Moretti – che generano circa 10mila informazioni all’ora: è fondamentale che i sensori inviino le informazioni in sicurezza e affidabilità attraverso gli opportuni Gateway, ma è altresì fondamentale che le informazioni siano memorizzate ed elaborate correttamente”.
A questo ci pensa a2a, appunto, qualunque sia il servizio offerto dalla Pubblica Amministrazione locale, il gruppo si vuole proporre anche in questa veste di provider di infrastruttura. E, anche se Moretti non scopre chiaramente le carte, è facile pensare che l’azienda si debba dotare di un know how all’altezza di ogni specifica necessità, anche attraverso partnership.
NEW DEAL ENERGETICO ITALIANO, preferibilmente in collaborazione con A2A.
Si tratta del progetto di dare autonomia energetica di origine solare al nostro Paese, di produrre idrogeno elettrolitico con nuovi impianti automatici da 50.000 litri ora, di conservare senza limiti di tempo l’energia prodotta in appositi contenitori in fibra di carbonio, di utilizzare questa energia per la nuova automotive ad idrogeno e per le nuove auto ad idrogeno in costruzione, di far marciare autobus, treni, TIR, battelli, trattori agricoli e molto altro con l’energia solare.