In uno studio europeo pubblicato da Avaya le imprese italiane risultano le più colpite dalla crisi, ma anche le più rapide a ricorrere a social network e instant messaging.
Un deterioramento nella qualità delle comunicazioni sia interne, sia rivolte ai propri clienti e fornitori. In tempo di crisi succede anche questo. Almeno così sostiene il recente studio “The value of communications in a downturn” pubblicato da Avaya che, condotto su 2.502 dipendenti di aziende francesi, tedesche, italiane e inglesi, ha visto il 70% degli interlocutori evidenziare, in concomitanza con il periodo di recessione economica globale, l’impatto negativo su una serie di aspetti comunicativi.
Aspetti che, come ha fatto notare il committente dell’indagine che ha come core business quello di fornire sistemi di Unified communication, contact center e servizi alle imprese, potrebbero veder arginare il dilagante fenomeno che vede gli utenti disposti a cambiare fornitore sulla sola base del prezzo più basso.
Lo studio ha messo in luce che rispetto a 18 mesi fa il 55% dei senior manager europei interpellati è ricorso in misura crescente a tecnologie per la comunicazione come smartphone e instant messaging, oltre che a strumenti come i social network, superando in questo i giovani dipendenti, che solo nel 34% dei casi hanno evidenziato al ricorso alle nuove tecnologie dei social media.
Ancora, se dallo studio emerge che il mondo imprenditoriale italiano è stato il più colpito dalla crisi vivendo, per giunta, il declino più forte sul fronte delle comunicazioni, è altrettanto vero che le aziende di casa nostra sono state anche le più rapide ad adottare nuove tecnologie nel settore della comunicazione dall’inizio della recessione a oggi, con il 54% di utenti che utilizza con maggiore frequenza gli strumenti ormai tipici del 2.0, come social network, microblogging e instant messaging.