Presentato il rapporto semestrale sullo spam. Italia quattordicesima. il 60% degli attacchi provengono da fonti “inconsapevoli”.
È stata presentata da Sophos la nuova edizione del rapporto sui dodici Paesi che hanno prodotto il maggior volume di spam negli ultimi sei mesi.
Il record negativo spetta anche questa volta agli
Stati Uniti, in cima alla classifica con il 26,35% di spam prodotto a livello globale. Dato importante, è vero, ma in netta riduzione rispetto a un anno fa quando la corona corrispondeva a un 41,50%.
Secondo Sophos, la drastica diminuzione è attribuibile a una serie di fattori, fra i quali pene carcerarie per gli spammer, legislazione più restrittiva e migliori sistemi di sicurezza.
Al secondo posto Corea del Sud (19,73%), Cina (15,7%), Francia, Brasile, Canada.
L’Italia occupa il 14° posto, con la percentuale dello 0.94%.
Secondo le analisi di Sophos, oltre il 60% dello spam viene generato da computer zombie, ossia da computer compromessi, infettati da codici malevoli. Questo permette agli spammer di utilizzare anche pc presenti in altre nazioni come “rampa di lancio” inconsapevole delle attività di spamming.
Sotto la pressione della presa di coscienza internazionale e delle legislazioni nazionali, gli spammer si rivolgono sempre più spesso a provider illegali. Loro complici fondamentali in tale attività criminosa sono gli autori di virus e gli hacker. Prendendo il controllo dei PC non protetti, gli hacker sono in grado di inoltrare spam, lanciare attacchi denial-of-service oppure rubare le informazioni dell’utente, senza che i proprietari dei computer stessi ne abbiano la consapevolezza.