Creata da due “grandi vecchi” dell’It, Kim Polese e Ray Lane, la società punta al business dei servizi di integrazione per l’open source.
11 ottobre 2004
A dicembre vedrà la luce il primo passo ufficiale dell’esistenza di SpikeSource, una società fondata nel maggio dello scorso anno in cui operano facce note del mondo It.
Il Ceo della startup californiana (Menlo Park), infatti, è Kim Polese, una carriera in Sun e poi timoniere di Marimba, mentre presidente è Ray Lane, ex Coo di Oracle.
Primo passo ufficiale significa la versione beta della soluzione che rappresenta il core business nella nuova società, uno stack integrato di software opensource per la fornitura di servizi di integrazione Linux end-to-end.
In aprile SpikeSource rilasciò una versione alpha della soluzione, che racchiudeva stack di Linux, Apache, MySql, Perl/Python/Php e Java, chiamata in codice Lampj.
Il fine del prodotto in fase di rilascio per il testing è quello di mettere insieme stack open source certificati e funzionanti per abilitare processi di integrazione applicativa che sappiano ridurre i costi di gestione delle infrastrutture.
Il tool di SpikeSource che si vedrà a dicembre, quindi, conterrà più di 50 componenti open source, inclusi, oltre a quelli precedentemente citati, frammenti provenienti da JBoss, Tomcat, Axis e Hibernate.
Il software sarà certificato, gestito, supportato e aggiornato da SpikeSource e potrà girare su molte distribuzioni Linux in circolazione, da SuSe a Red Hat 9, da Rhel 3 a Fedora.
Proprio in relazione a Red Hat, va ricordato che lo scorso anno la società del North Carolina fece partire un’iniziativa similare, chiamata Open Source Architecture, che puntava all’integrazione di un middleware di integrazione sopra il proprio kernel Linux.
SpikeSource dice di differenziarsi dall’approccio di Red Hat in quanto intende portare l’attività di integrazione al di sopra dello stack applicativo tipica dei Web server, dei Rdbms e delle piattaforme per lo sviluppo di applicazioni Web.