Il VentureCamp 2013 si pone come spartiacque tra la generazione di un ecosistema numericamente ricco e l’irrobustimento delle sue componenti, principalmente gli investitori. A colloquio con Alberto Onetti.
La svolta del sistema produttivo italiano c’è, ma è ancora debole e rischia di essere travolta da fattori interni. Parlare dello stato dell’ecosistema e avvisare dei rischi a livello di sistema è un passo in avanti per l’ambiente italiano. A questo obiettivo tende Mind the Bridge organizzando l’Angel Investing Global Forum – Venturecamp 2013, a Milano l’8 e 9 novembre.
“Dopo svariati decenni c’è finalmente una generazione che si sta confrontando con l’imprenditoria”, spiega Alberto Onetti, Presidente di Mind the Bridge. “Non servono altri eventi per startup, ma dobbiamo servire l’ecosistema”, continua: “oggi in Italia c’è una massa critica di start-up e serve migliorare il filtro, formare gli investitori”.
Il livello degli investor singoli e strutturati non sembra al livello delle migliori esperienze internazionali, ed è una figura che senza la corretta professionalità può fare grossi danni soprattutto in un movimento nascente.
La massa critica italiana è ormai tanto grande che il fenomeno delle startup può essere considerato una nuova bolla speculativa, come quella che si bloccò una decina d’anni fa. Lo stesso Onetti, nei dati di un suo recentissimo pezzo sul Corriere, definisce il recente boom delle partite Iva di un “parcheggio di persone che faticano a trovare assunzione”.
Attenti allo sboom
I punti di snodo sui quali l’organizzazione insiste sono tre: la qualità dell’investitore, la partecipazione delle imprese già esistenti e il rischio che tutto si blocchi. Certo il VentureCamp 2013 pone al sistema delle domande molto forti.
Acceleratori e incubatori sono una bolla destinata a scoppiare?
Quali modelli si stanno affermando a livello internazionale?
Quali criteri seguire per scegliere le migliori startup? Come valutarle e come investire?
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Complessivamente c’è il rischio dello scoppio di questa bolla, un evento che potrebbe iniziare in qualsiasi momento ma probabilmente non prima della fine del 2015.
“Resterà in piedi chi è capace tra acceleratori ed incubatori”, banalizza Onetti, “ma bisogna che le startup di qualità resistano ad eventuali contraccolpi”.
C’è necessità di parlare anche di questi scenari. Le risposte a questi quesiti e gli altri momenti di formazione, come per la sessione dedicata alle due anime del crowdfunding (equity e project), fanno del programma di questo evento uno spartiacque nel movimento delle start-up italiane: l’entusiasmo dei nuovi imprenditori deve irrobustirsi, e parallelamente l’attenzione degli operatori deve crescere.
Nell’ecosistema italiano, quindi, c’è molto di buono e va correttamente valorizzato. Per fare un esempio, “l’acqu-hire è un evento frequente in un ecosistema, va considerato come un fatto positivo”.
E’ per questo che Mind the Bridge sta lavorando anche per un ampio dialogo tra la nuova imprenditoria e le imprese già esistenti.
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