I 41 prodotti presentati a Londra vogliono far cambiare idea sulle difficoltà a gestire lo storage, sui limiti di utilizzo e sanare alcune ritrosie sul cloud. Nelle parole del Ceo, Joe Tucci, del Coo, Pat Gelsinger e del Cmo, Jeremy Burton.
Per Jeremy Burton, chief marketing officer di Emc, quello di ieri a Londra è il più grande annuncio storage mai fatto, constando di 41 nuovi prodotti.
Per Joe Tucci, il ceo (nella foto), la società è da sempre avvezza a stabilire record, dal primo Symmetrix Disk array (nel 1990), con 24 Gb di cache storage integrata su disco, passando per qualli di capacità Tera (1994), all’array da 1 Petabyte del 2005, a oggi.
Lo scenario economico, dice Tucci, ci racconta di un grande trend a calare (lavoro, mercato azionario, bilanci, spesa It), contrastato da un flusso di informazioni in crescita.
Come coniugare le due cose? Con il cloud è la risposta
L’It ora è nel mezzo di un percorso di transizione.
Lo spartiacque è stato il 2009, quando le applicazioni su macchine virtuali hanno sorpassato quelle su macchine fisiche.
Siamo a un crocevia in cui si interscecano gestione delle informazioni enterprise, i nuovi aggregati di dati creati dalla multimedialità e dalla mobilità e il cloud.
E per Pat Gelsinger, Coo Information infrastructure products, un passato in Intel, lo storage è dirimente, a tutti i livelli di impresa.
Ma meglio se semplice.
Partendo dal basso, ora c’è la piattaforma unificata Vnx, frutto di tre anni di sviluppo, per storage di base e protezione dati e che trova sulla semplicità di installazione e gestione il suo punto forte.
Storage, clock, done è lo slogan scelto da Emc.
Il modello di ingresso, il Vnx e costa 9.499 dollari. Sarà sostenuto da un channel program a volume che coinvolgerà nel mondo 1.000 partner autorizzati, da formare in poco tempo (3 ore), con investimento di 20 milioni di dollari.
C’è anche strumento di gestione facilitata, Unisphere, che dà visione di dashboard su sistemi, storage, settings, host, supporto.
Ma se si ha bisogno di più? Dai percorsi Clariion (San) e Celerra (Nas) arrivano le funzioni per lo storage unificato, basato su processori Intel Westmere, backend da 6 Gbps, file block, Fast suite, Ultraflex i/o.
Una piattaforma scalabile, quindi, per non porre limiti alla crescita.
Proseguendo verso dimensioni d’impresa più ampie, si parla di 5 milioni di macchine virtuali gestite su un unico cluster, il Vmax.
O di Federated Live Migration (Flm) dei dati, visto che il concetto di storage virtuale la consente in modo da non incidere sul lavoro: la suite Fast fa muovere i dati all’interno dell’array, Flm fra gli array.
Un singolo file system da 10 petabyte, poi, è ora nelle corde dei rinnovati sistemi Isilon.
E per quanto riguarda il backup i nuovi Data Domain promettono performance elevate con un’architettura che si basa su Cpu standard.
E se si parla di conservazione a lungo termine, il Dd Archiver è per le conservazioni di 90 giorni, appoggiandosi alle altre unità per mantenere i dati 7 anni e più.
In totale, fra rilasci, adeguamenti, funzionalità, si tratta di 41 nuovi prodotti. Storage.
Perché Emc ha questa forte radice, anche se ambisce a dare di sé una percezione differente.
Da «qualcosa di completamente diverso» per Emc, che si apre alla fascia bassa del mercato, come detto da Burton, con sistemi che erano già pronti da tempo ma che sono stati accuratamente testati, ideali per «superare un muro difficile come quello dello small medium business», come detto da Gelsinger, a sistemi con grande spinta al potenziamento tecnologico, «nel segno del fisiologico proseguimento di un viaggio e che sono utili ai Cio per creare gli scenari di sviluppo e attuarli, dal database alle applicazioni enterprise al cloud», ancora Gelsinger. Ma quale cloud? «Quello ibrido. Cloud privati e pubblici possono lavorare assieme, se si hanno componenti tecnologiche come queste».
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