E’ di Enel la rete sulla quale si punta per realizzare l’ultrabroadband italiana, aperta e controllata dallo Stato. La scelta del Governo, finalmente strategica, è di sviluppare la banda ultralarga con Metroweb e ora con Enel, realtà a vario titolo nell’orbita del controllo nazionale. Di Enel il Ministro del Tesoro ha qualcosa più di un quarto, mentre Metroweb è comunque seguita dalla Cassa depositi e prestiti.
Sul piatto ci sono due tipi d’intervento: non solo i 6 miliardi di euro in cinque anni che il Governo ha a disposizione da vari fondi europei, ma anche quanto auspicato dal piano Junker, una partita la cui realtà si vedrà solo nel tempo e che comunque prevede l’ingresso di realtà locali.
Cabinet a confronto
Enel ha una rete infrastrutturale già pronta, con ben 450 mila cabinet (contro i 150 mila di Telecom), ai quali sta rimettendo mano per apparecchiature e cablature in vista del completamento del piano di smart metering della rete elettrica.
Nella ristrutturazione delle telecomunicazioni voluta dal Governo, inoltre, rientrerà anche l’assetto delle torri, sulle quali molto clamore s’è fatto nel corso dell’ultimo anno.
Si tratta di un punto di grande importanza: l’Italia e l’Europa, infatti, hanno reti elettriche molto più cablate di quelle degli States, per cui la loro effettiva connessione è un punto strategico di efficienza del sistema Paese e dell’Unione Europea.
Telecom, presentando i risultati trimestrali, ha espresso i suoi dubbi sulle scelte del Governo. Sono attese le prossime mosse dell’incumbent. Intanto l’azienda sta investendo moltissimo in una sua rete ultrabroadband, valutati in circa 500 milioni di euro e che avrà rilevante importanza nei cluster A e B del piano governativo, ancora inattivo per molti motivi (Sblocca Italia, decreti attuativi, Antitrust, Commissione Europea) e sul quale si attende chiarezza per fine mese, quando verranno presentati i piani industriali degli operatori interessati.
Metroweb, a breve un condominio?
Sul controllo finale di Metroweb la partita è ancora aperta. Prima o poi il fondo d’investimento F2i cederà la sua quota al miglior offerente. Lì ci sarà l’interesse di tutti, non solo di Telecom, a partecipare, visto che il Governo preferirebbe una spartizione tra i principali operatori. E la Cdp ha garantito l’acquisto di eventuali quote invendute, eventualmente anche il totale del pacchetto.