Sun e Oracle: avanti tutta, direzione Soa!

Le due società hanno presentato iniziative che permettono di tradurre in pratica i principi propri di un’architettura fondata sui servizi.

2 luglio 2004
Sun ha presentato una nuova iniziativa, che intende mettere a disposizione dei clienti un’infrastruttura per l’implementazione delle architetture basate sui servizi.
Battezzata “Progetto Kitty Hawk” (dal nome della località del Nord Carolina dalla quale, 101 anni orsono, i due fratelli Wright si levarono in quello che fu il primo volo su un aereo della storia), l’iniziativa si propone di colmare il gap tra le esigenze che emergono nella normale conduzione dei processi aziendali e l’universo dei servizi Web.

Anche se costruita sugli stessi principi, una Soa (Service oriented architecture) non è l’equivalente dei Web service, che rappresentano una compendio di tecnologie, tra le più note Soap e Xml, che permette di implementare i principi di un’architettura basata sui servizi. I servizi Web sono, di fatto, una delle tante modalità di traduzione in pratica di una Soa, ve ne sono, però, anche altre.

Sun non è nuova a Soa. Ha, infatti, lavorato al supporto dell’architettura basata sui servizi già nel corso degli anni 90 per descrivere Jini, il proprio ambiente “leggero” per l’automazione della ricerca e dell’utilizzo dei servizi in una rete.
Ora, tuttavia, utilizzando un mix tra l’approccio federato e un modello basato sulla condivisione dei servizi, la società californiana chiarisce che il Progetto Kitty Hawk permetterà alle aziende di creare una vista unificata di tutta l’infrastruttura di servizi.
Parallelamente, il progetto dovrebbe fornire alle organizzazioni gli strumenti per affinare la gestione dei Service level agreement, delle policy di sicurezza, della gestione delle identità e degli utenti.

Il Bpel di Oracle
Anche Oracle sembra intenzionata a giocare un ruolo di primo piano nell’ambito delle architetture che prevedono l’utilizzo di componenti come servizi.
La società di Larry Ellison ha plasmato la sua Soa sulla tecnologia rilevata con l’acquisizione di Collaxa, che produce software di Business process management.
Di fatto, la notizia in questione è stata tenuta nascosta per settimane ed è arrivata una conferma ufficiale solo martedì scorso.

Il più noto prodotto della società rilevata, Collaxa Bpel Server, diventerà un componente chiave del software Soa di Oracle, che sarà utilizzato, come una piattaforma di distributed computing, per coordinare i servizi Web e automatizzarne l’uso.
La tecnologia in questione è stata inclusa già all’interno di Oracle Bpel Process Manager, che include un motore Bmp, una console di amministrazione e un’interfaccia grafica per lo sviluppo di nuovo software.
Il prodotto è già scaricabile gratuitamente, in una versione di valutazione, dall’Oracle Technology Network. Chi lo volesse utilizzare per scopi commerciali, invece, potrà acquistarlo come add on di Application Server 10g Enterprise Edition, al prezzo di 10mila dollari, o come prodotto standalone al prezzo di 30mila dollari.

La tecnologia di Collaxa è sviluppata attorno alla specifica Bpel (Business process execution language), sostenuta da Microsoft, Ibm, Sap e Bea Systems, che è di fatto costituita da una serie di template utilizzati per ridurre costi e complessità dei progetti di integrazione.
Oracle spingerà l’utilizzo massivo dei servizi Web anche all’interno del suo Application Server 10g.

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