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Come sta cambiando il Supply Chain Management

Il Supply Chain Management in sé non è considerato da molti come una disciplina di tendenza, indirettamente però lo è. Ora che tutti parlano di Industry 4.0, Internet of Things, retail evoluto e produzione digitale e decentralizzata, il SCM è comunque coinvolto come parte che sovraintende alla catena produttiva. Molte cose stanno cambiando in vari ambiti che rientrano sotto il grande ombrello del SCM. Che, uniformando le varie definizioni teoriche, comprende essenzialmente le cinque fasi di pianificazione della produzione, sourcing delle materie prime e della componentistica, produzione, logistica delle consegne, gestione dei resi. Scomponendolo in questo modo, diventa più chiaro come il SCM sia destinato a vedere molte novità.

Diverse di esse sono logicamente legate alla tecnologia e in questa fase due sono in particolare evidenza. Una ha un’importanza intuibile – l’IoT – e una – blockchain – un po’ meno chiara.

Le applicazioni in stile IoT in ambito SCM sono potenzialmente molte. L’obiettivo in generale è permettere il tracciamento dei componenti della supply chain (materiali, prodotti, pallet, spedizioni…) e il monitoraggio costante dei sistemi di produzione. Controllando questa e la logistica che sta a monte e a valle, si ha una visione sempre completa della catena del valore, comprese le sue metriche chiave. Più facile a dirsi che a farsi, certo, ma la tendenza è chiara ed è seguita da tutti i principali software vendor.

Blockchain è nel radar di molti settori di mercato e da qualche tempo si parla anche delle sue applicazioni in ambito Supply Chain Management. Quello che interessa non è tanto e solo il tema della sicurezza dei ledger distribuiti ma la prospettiva di semplificare alcune procedure tra controparti utilizzando gli smart contract. L’idea di fondo è che uno smart contract “digitalizzi” gli accordi fra le parti e, potendo attivare automaticamente certe azioni quando si verificano le condizioni previste, snellisca ulteriormente il fluire della supply chain. Siamo comunque ancora agli inizi degli smart contract fuori dal mondo finanziario.

Oltre la tecnologia

Non tutto però è tecnologia. Ci sono anche evoluzioni negli approcci dei vari attori delle supply chain che stanno spingendo il Supply Chain Management ad avere una visione più ampia e una velocità di reazione più elevata. Molte di queste evoluzioni riguardano il rapporto tra retailer e aziende produttrici, che si fa più sinergico ed elastico. Soprattutto ai retailer e ai produttori di dimensioni medie conviene operare con una buona collaborazione, pena l’essere messi ai margini dalle grandi realtà.

D’altra parte il retail ha bisogno di una elasticità che non può avere senza una stretta collaborazione con i produttori. Funzioni come la gestione dinamica dei prezzi in tempo reale o l’ottimizzazione dei magazzini su scala globale non si possono abilitare se non in una visione di Supply Chain Management esteso in cui il retailer ha visibilità sulla supply chain del suo fornitore e anche più a monte.

Anche la globalizzazione resta, come in passato, un fattore di spinta per l’evoluzione del SCM. Una volta il fenomeno era limitato alla delocalizzazione della produzione dove c’era maggiore convenienza economica. Ora questo aspetto conta meno rispetto al poter gestire una logistica delocalizzata e in prospettiva la distribuzione di impianti produttivi di nuova generazione, completamente automatizzati e digitali. Per gestire trasversalmente tutto questo serviranno piattaforme di Supply Chain Management più evolute di quelle attuali.

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