Ci sono due fatti in apparente contraddizione che interessano chi intende sviluppare app, per iOS ma non solo. Da un lato Apple ci dice che creare applicazioni mobili è indubbiamente un buon business, dall’altro ora gli analisti di Gartner ci spiegano che più della metà degli utenti di smartphone non spende affatto denaro in applicazioni, né per acquistarle né attraverso acquisti in-app.
Chi ha ragione? Entrambi, le analisi di Gartner ci spiegano semplicemente che ci sono categorie di utenti che spendono e altre che non lo fanno, motivo per cui chi intende sviluppare app deve pensare bene a chi rivolgersi. Può essere un fattore molto importante nella “monetizzazione” delle proprie attività.
Secondo Gartner, innanzitutto, sviluppare app con una componente di acquisti integrati funziona mediamente meglio che fissare un prezzo una tantum. Nel 2016 la spesa attraverso acquisti in-app è cresciuta del 26 percento rispetto al 2015 e si attestata su 11,6 dollari circa ogni tre mesi. In confronto la spesa per il download di app è crescita solo del 4 percento e si è fermata a poco meno di 7,7 dollari a trimestre.
In parte il meccanismo che porta a questi risultati è noto. Un’app che si paga una tantum non può costare troppo, mentre un’app economica o anche gratuita che convince il suo utilizzatore lo porta anche a spendere cifre interessanti attraverso gli acquisti in-app. Gartner sottolinea infatti che che più si spende, più si fa predominante la quota degli acquisti in-app.
Un altro fattore da considerare è l’età degli utenti potenziali. Al momento quelli della fascia 18-24 anni sono coloro che spendono meno una tantum (3,8 dollari a trimestre) e si porteranno dietro questa abitudine anche in futuro. In questa fase, al crescere della fascia di età sembra invece crescere la propensione a spendere meno in-app e piuttosto di più una tantum. Il picco della spesa è per gli utenti di 25-34 anni (19 dollari a trimestre in-app e 13,4 una tantum).
Infine, gli uomini sono più spendaccioni delle donne, che usano in generale meno le app e sono più sensibili al modello freemium del “provare prima di spendere”.