La delicatezza del rapporto tra donna e lavoro è uno dei temi sempre attuali in Italia, dove qualche cosa però si muove grazie anche al mondo delle startup. E grazie a iniziative come Tech with Her, promossa da SDA Bocconi School of Management e Huawei, arrivata in questi giorni all’atto concluso della seconda edizione.
Dietro il sempre importante risvolto sociale, nella circostanza sotto la lente anche il potenziale apporto all’economia, un tema strategico in modo particolare in un Paese sempre alla ricerca di un equilibrio contabile. Ai riscontri sicuramente positivi dell’iniziativa sul piano della partecipazione, si aggiungono dati molto incoraggianti sul fronte dell’imprenditoria e in modo particolare dal mondo startup. L’imprenditoria femminile mantiene infatti saldamente un ruolo cardine per la crescita economica, come dimostrano casi di successo sempre più numerosi e nei settori più disparati.
Le startup sotto la lente
La ricerca conclusiva di Tech with Her ha coinvolto un sondaggio a un campione misto di 155 persone, tra i quali 115 donne, per la maggioranza founder e co-founder di startup, per analizzare le caratteristiche principali delle attività imprenditoriali, l’organizzazione e le motivazioni, con relativi riscontri.
«Tra i primi dati emersi, è interessante notare la tendenza dei fondatori di startup a lavorare con amici – Sottolinea Paola Boscolo, researcher di SDA Bocconi -. Una tendenza emersa in particolare tra le donne, mentre è minore alle attese la tendenza a lavorare con parenti, dove tuttavia la predisposizione femminile è maggiore».
Almeno in parte scontate le cause alla base della decisione di tentare un’avventura in proprio. Nella maggior parte di casi infatti, l’85% delle intervistate aveva già un lavoro da dipendente, per la metà in grandi aziende. Tra le cause, la carenza marcata di servizi e una considerazione insufficiente delle capacità personali. Meno dell’8% di organizzazioni è in grado infatti di garantire servizi come un asilo nido, mentre restando più strettamente nell’ambito professionale, emerge ancora una scarsa presenza a livello dirigenziale.
Per chi non insegue a tutti i costi una carriera, la strada della startup appare quindi la migliore. La stessa dove presto emergono anche vantaggi come la possibilità di gestire il proprio tempo o scegliere la modalità di lavoro preferita. Fattori utili anche a una crescita personale considerata gratificante.
«Sono solo alcune delle conferme di aspetti noti da tempo – conferma Greta Nasi, Associate Professor dell’Università Bocconi -. Serve prima di tutto in cambio culturale, perché la propensione a fare impresa in Italia non manca, anche al femminile. C’è bisogno però di supporto, e non solo economico».
Tra i dati più interessanti emersi dalla ricerca di Tech with Her, la percentuale di startup gestite interamente da donne è comunque in crescita e attualmente si parla di un terzo di quelle complessive. Sul fronte economico però, permangono difficoltà. Trovare i finanziamenti infatti resta la vera impresa. In media, le risorse raccolte dalle startup femminili sono 2,67 milioni di euro, contro i 2,83 milioni di euro della media complessiva.
Nel 2021, le imprese femminili in Italia erano un milione e 342 mila, il 22% del totale nazionale. Per il 61,7%, ditte individuali, mentre la presenza in società di capitali è significativamente inferiore, con il 24,3%. Le imprese femminili di nuova costituzione rappresentano circa l’11,3% del totale.
«Spesso la creazione di una startup è legata a un’idea innovativa, in modo particolare nelle donne, oltre il 60% – sottolinea Boscolo -. Dove emerge anche un maggiore desiderio di svolgere qualcosa a impatto sociale. Tuttavia, solo in pochi casi il progetto risulta legato a esigenze familiari o perdita di lavoro».
Tanta voglia di superre gli ostacoli
Il quadro risultante dalla ricerca conferma certamente tanti problemi storici del tessuto imprenditoriale italiano in materia di pari opportunità, ma offre anche diverse indicazioni interessanti. A partire dalla volontà di non lasciarsi frenare da ostacoli o da ambienti poco favorevoli. La startup viene viste sempre più senza timori e con la prospettiva di combinare ambizioni, competenze ed esigenze personali. Una risorsa importante per l’economia italiana, dove però serve anche un adeguato supporto.
«Un altro aspetto rilevante è la ricerca e lo sviluppo – prosegue Boscolo -. L’introduzione di fondi dedicati e agevolazioni fiscali potrebbe alimentare la creazione di soluzioni avanzate, o la collaborazione tra corporate e startup consolidando così il ruolo delle nuove generazioni di imprenditori come driver di cambiamento».
Di conseguenza, è fondamentale anche investire nella formazione a tutti i livelli, anche per le materie più strettamente organizzative, come fundraising, marketing digitale e gestione dei team e del tempo. Pensare a strumenti rivolti a conciliare lavoro e famiglia, non solo per le donne, significa aiutare la crescita delle startup e di conseguenza l’innovazione e la competitivi del Paese, senza paura per esempio di pensare a spazi di lavoro a misura di famiglia in ambienti di coworking. Tutte soluzioni fortemente dipendenti dalla trasformazione digitale, confermata anche in questa circostanza come cruciale per migliorare l’efficienza operativa e aumentare la visibilità online delle startup.
«Dopo esserci concentrati l’anno scorso sulla formazione, quest’anno Tech with Her si è occupato anche di motivazione e leadership – conclude Fabio Romano, head of industry ecosystem development di Huawei -. Non certo perché manchi nelle donne, ma perché è utile una presa di coscienza sulla piena capacità di guidare una startup e confrontarsi alla pari con chiunque. Piaccia o no, dai dati emerge ancora come troppo spesso siamo una società legata alla convinzione che una donna debba bilanciare più di un uomo vita professionale e privata».