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Test – Nikon D3000

L’acquisto di una reflex digitale è giustificato
principalmente dal fatto di poter contare su una qualità delle immagini
superiore a quella offerta dalla stragrande maggioranza delle compatte. L’altro
elemento che entra in gioco è la possibilità di sostituire l’obiettivo, potendo
in genere scegliere fra una gamma che va dagli ultra grandangolari fino ai
teleobiettivi più spinti. Man mano che il corredo di ottiche cresce, diventa
sempre più difficile passare a un altro marchio, per non parlare delle differenze
dal punto di vista operativo fra i modelli delle diverse marche, disposizione
dei comandi principali e impostazioni dei menu.

Proprio la
fidelizzazione al marchio è un elemento su cui contano molto i fabbricanti e
per questo è per loro importante riuscire ad attrarre il maggior numero di
appassionati proponendo modelli di ingresso che, a fronte di funzionalità
simili a quelle delle reflex di fascia professionale, siano comunque facili da
usare, caratteristiche che si ritrovano nella Nikon D3000, destinata a
raccogliere l’eredità della D60. Per contenere il più possibile il prezzo, sono
state eliminate funzionalità tipiche di modelli di fascia superiore, come il
Live View, che permette di sfruttare il display per comporre l’inquadratura o
la possibilità di registrare filmati.

Il sensore utilizzato
dalla D3000 è lo stesso CCD da 10,2 Megapixel in formato DX della D60, lo
standard scelto da Nikon anche per la maggior parte dei modelli della fascia
professionale. Il formato DX comporta un fattore di moltiplicazione di 1,5x
quando si utilizzano obiettivi progettati per le reflex Nikon a pellicola, vale
a dire che la lunghezza focale equivalente si ottiene moltiplicando per questo
fattore la lunghezza focale effettiva. Con le reflex Nikon a pellicola, la
D3000 condivide l’attacco delle ottiche a baionetta, lo stesso utilizzato dalla
Nikon F lanciata sul mercato ben 50 anni fa. Il parco di obiettivi fra i quali
si può scegliere è quindi vastissimo, ma tutti gli automatismi sono accessibili
solo con gli obiettivi delle serie AF-S e AF-I.

Il sistema che gestisce
la messa a fuoco automatica è derivato da quello a 11 punti di lettura
utilizzato dalla D90, un netto miglioramento rispetto a quello a tre punti
della D60. Simili invece i metodi per la lettura dell’esposizione (media,
ponderata centrale e spot), con possibilità di blocco sia premendo il pulsante
di scatto a metà corsa, sia con un pulsante dedicato.

Un’altra caratteristica
derivata dai modelli di fascia più alta è il sistema di riduzione della polvere
che sfrutta sia le vibrazioni del filtro passa basso anteposto al sensore, sia
il controllo del flusso d’aria a ogni movimento dello specchio.

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