Una nuova società gestisce tutte le attività inerenti l’infrastruttura di rete proprietaria, estesa in tutta Europa. Obiettivo: rivendere servizi di Tlc a operatori e multinazionali.
Tutti conoscono Tiscali come una Internet Company europea, che fornisce
accesso, contenuti consumer e soluzioni business. Pochi, invece, sanno che l’Isp
è anche un carrier, e che possiede una rete in fibra estesa in Europa per 12mila
chilometri, che diventano 50mila considerando anche la parte Ip basata
sull’infrastruttura fisica di altri carrier. La rete è nata inizialmente per le
esigenze interne, ovvero per collegare i Paesi in cui è presente la società, ed
è considerata un tassello fondamentale della strategia, probabilmente unica,
della società di Renato Soru. Per valorizzare questa risorsa e incrementare i
ricavi, l’operatore cagliaritano ha recentemente dato vita a una società ad hoc,
Tiscali International Network, che ha raccolto e integrato
l’eredità, sempre in termini di infrastruttura di Tlc, di due acquisizioni,
World on Line e la francese Nets. Per quest’anno si prevede che il 60% del
fatturato di International Network arriverà dall’esterno, mentre il 40%
dall’interno, cioè da Tiscali. Tra i clienti ci sono già oggi nomi di primo
piano, come Worldcom, Bt, Telia, Belgacom e via dicendo. Di questo volto
nascosto di Tiscali abbiamo parlato con Paolo Susnik,
international Cto di Tiscali e presidente di Tiscali International Network.
Da dove trae origine la rete Tiscali?
Dopo la quotazione in Borsa, abbiamo cominciato a fare delle acquisizioni ed è stata presa la decisione di realizzare una rete che connetteva le singole country europee. Abbiamo, quindi, acquisito un’azienda francese, Nets, che aveva già una rete proprietaria: il suo business era quello di vendere banda ad altri carrier e Isp. Nets stava completando una rete che copriva il Nord Europa: Londra, Parigi Strasburgo, Bruxelles, Amsterdam e via dicendo. E’ questo, dunque, è il primo embrione della rete Tiscali. Con l’acquisizione di World On Line abbiamo poi acquisito un secondo gruppo di persone che si occupavano di reti IP. In seguito, al crescere degli utenti sono aumentate le esigenze delle singole country. Quest’anno abbiamo deciso di riorganizzare queste due strutture, che prima avevano vite parallele, in un’unica società, Tiscali International Network.
E’ un approccio originale per un Isp. Qual è la strategia di Tiscali?
E’ un caso unico, effettivamente, anche se altre società si stanno spostando in questa direzione. Vogliamo mettere in evidenza tutte le possibili sinergie con l’attività di Isp, che sono molte. Innanzitutto, abbiamo migrato la piccola rete di World On Line in quella di Nets e ora abbiamo un’unica infrastruttura e due linee di business, una per la sola capacità, l’altra per i servizi IP. L’organizzazione interna Tiscali è così, semplificata, con un’unica entità responsabile della rete internazionale sia per quanto riguarda la parte IP sia per la pura capacità. La strategia è stata inizialmente mirata a realizzare una rete per esigenze interne: ora che abbiamo la rete, però, vogliamo valorizzare e monetizzare questo asset. Ma le sinergie non finiscono qui. Ci sono operatori, come Akamai, che pur di mettere le loro macchine di caching all’interno della nostra rete o di collegarsi con una CDN (Circuito Diretto Numerico -ndr) sono disposti a pagare, perchè possono raggiungere i nostri utenti consumer in modo più veloce. Il loro business model è quello di farsi pagare dai content provider, come Yahoo, e gli fa gioco poter dire a questi clienti che gli utenti Tiscali sono sulla loro rete. D’altro canto, anche gli utenti Tiscali, ne traggono vantaggio, perchè possono accedere più rapidamente a siti lontani, grazie alle cache. Se noi fossimo solo un operatore di Tlc e non un Isp, fare questi accordi non sarebbe stato possibile. Inoltre, tutto il traffico che si genera all’interno della rete è a costi marginali, perchè la rete c’è già: la telefonata su IP che parte da Cagliari potrebbe arrivare a Londra e raggiungere un altro utente Tiscali senza che per noi ci sia alcun costo aggiuntivo, perchè rimane sulla rete.
Al di là della riorganizzazione, cosa c’è di nuovo rispetto al passato?
Non ci eravamo mai focalizzati sulla vendita di prodotti IP internazionali verso altre aziende. Ma visto che siamo capaci di offrire un buon servizio alle società del gruppo, venderli all’esterno è una conseguenza immediata. E’ un’offerta autonoma rispetto a quanto Tiscali propone nelle singole country.
In dettaglio, dunque, quali servizi offrite e a chi vi rivolgete?
La rete si basa sulla tecnologia DWDM con un livello successivo SDH. Sopra c’è uno strato Ip. L’offerta di servizi comprende singole lunghezze d’onda (wavelenght service), connettività dedicata SDH, servizi IP (IP Transit, VPN e virtual leased line), connettività Ethernet in ambito metropolitano e SDH on demand. Sono prodotti dedicati a carrier, Isp e multinazionali. Il mercato delle pmi è infatti aggredito da quello che è il B2B nazionale di Tiscali che ogni country gestisce. Sulle grandi aziende, invece si muove Tiscali International. Network
Va detto che la rete di World On Line aveva un asset molto importante, che è quello dei peering con provider di primo piano, i cosiddetti Tier 1. Questo ci consente di scambiare banda gratuita con tutti principali carrier mondiali, come Teleglobe o Cable&Wireless, invece che acquistarla. E’ questa la ragione per cui noi abbiamo una rete, un anello a 625 Mbps anche negli Usa, pur non avendo nessun cliente. Per poter fare peering negli Stati Uniti, infatti, è necessario possedere una rete. Naturalmente poter scambiare banda gratuita ci consente di essere competitivi sui costi dell’IP transit.
La decisione di rilanciare l’attività di Tiscali
Internation Network arriva in un momento in cui il settore delle Tlc si sta
consolidando e il costo della banda è in calo. Come mai questa scelta
controcorrente?
In passato, prima di decidere di realizzare una rete proprietaria abbiamo valutato anche offerte di altri fornitori, ma le abbiamo scartate. La decisione si è rivelata giusta, almeno per due motivi. Il primo è che ci costa poco, per l’opportunità di scambiare banda offerta dal peering, come spiegavo prima, e per il fatto che non abbiamo scavato, ma comprato fibra già posata, e ora ce n’è in abbondanza. Possiamo dire che siamo arrivati sul mercato al momento giusto. L’altro motivo è che eravamo preoccupati di mettere il nostro traffico nelle mani di un altro operatore che, potrebbe oggi non esistere più.
Possedere la rete significa però sostenere i costi legati alla manutenzione e monitoraggio della rete…
Siamo stati abbastanza bravi, come è nello spirito di Tiscali, a contenere questi costi, mantenendo la qualità del servizio molto alta: al NOC lavorano solo 10 persone, per esempio. In tutto, siamo 60.
Come è organizzata Tiscali International Network?
La sede è a Milano, ma le persone sono sparse in Europa, perlopiù a Parigi e Francoforte. In realtà si tratta di un gruppo di società, perchè per essere proprietari di una rete è necessaria una licenza e una sede in ciascun Paese. Il NOC (Network Operation Center – ndr), operativo 24 ore su 24, è basato a Cagliari.
Sono previste espansioni future?
Laddove nascono esigenze importanti verranno fatte delle
espansioni ma al momento attuale sono previste solo piccole integrazioni.